Le gigantografie sono state stampate a tempo di record. Anci e regioni si sono mobilitate seguendo l’esempio internazionale. Il volto di Hala campeggerà da domani sulle principali piazze del paese. Le parlamentari italiane, da destra a sinistra, hanno sospeso il tavolo sulle quote rosa per sostenere il ministro Terzi nella sua opera di moral suasion nei confronti del nuovo governo libico. Un drappello di queste è già in partenza per Tripoli al fianco del responsabile della Farnesina. Nel frattempo non si ferma la campagna di stampa per salvare la Misrati, giornalista, volto noto della tv di stato libica prima del crollo del regime di Gheddafi: dal Manifesto a Libero, da Repubblica al Giornale, rimbomba pietosa la preghiera della famiglia della Misrati. “Aiutatela.” Ed “Aiutiamola” è il titolo dell’appello lanciato da Bernard-Henry Lévi dalle colonne del Corriere, sostenuto e firmato dal mondo intellettuale italiano: Gad Lerner, Lucia Annunziata, Paolo Mieli, Eugenio Scalfari, Barbara Palombelli, Barbara Spinelli, Luca Telese, David Parenzo e tante altre menti libere costernate dall’estrema condizione di schiavitù a cui è sottoposta la collega araba. Ogni ora potrebbe essere, infatti, l’ultima per la donna prigioniera dei ribelli libici: il più recente video apparso su youtube la mostra stanca e provata, il volto gonfio per i maltrattamenti. Le informazioni sulla sua salute si fanno sempre più rare secondo le fonti degli inviati Rai in Libia: si comincia a temere il peggio. Il tutto nonostante il tentativo di mediazione di Gino Strada e di Amnesty International, nonostante le toccanti parola pronunciate dal Santo Padre nell’angelus domenicale. Le ultime speranze sono quindi affidate a Barack Obama e Nicolas Sarkozy che, oggi, riuniti in un vertice di crisi dovranno decidere se tagliare alla Libia i pagamenti delle forniture energetiche quale rappresaglia per la violazione dei diritti umani compiuta dal governo in carica. L’ad Eni, Paolo Scaroni, ha già anticipato che, in caso di esito positivo, l’Italia farà la sua parte.
Ovviamente, di ciò che avete appena letto vi è ben poco di vero; di reale c’è solo la sofferenza di una donna prigioniera, una giornalista torturata e seviziata per essersi opposta alla conquista del suo paese da parte di un occidente ipocritamente colonialista. Ad Hala Misrati tutta la nostra più sincera solidarietà. Nella speranza le venga risparmiata la vita.