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Home Esteri

Addio a Margaret Thatcher la signora del liberismo sfrenato tanto elogiata da sinistra

by Leo Junior
8 Aprile 2013
in Esteri, Ritratti non conformi
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Thatcher_Reagan_Camp_David_sofa_1984Lady di ferro o nemica dei lavoratori? La morte di Margaret Thatcher ha riacceso il dibattito su una figura che fu sicuramente grande, ma altrettanto sicuramente controversa. Non solo in Gran Bretagna, ma in tutto il mondo. Leader del partito conservatore, da premier scatenò una guerra contro i sindacati, in particolar modo contro quelli del settore minerario, ma non solo. E la Thatcher la guerra la vinse, trionfalmente. A distanza di anni, però, forse fu la Gran Bretagna , e non solo il sindacato, a perderla.

Liberista, inflessibile, nazionalista. Esponente di quella “destra” che tanto piace alla sinistra, soprattutto la sinistra italiana. Perché la Thatcher non lasciava spazio a quell’elemento “sociale” che spiazza le analisi dei commentatori quando si occupano delle destre continentali o sudamericane. Lei, la lady di ferro, non si preoccupava di nessun banale aspetto di questo tipo. Che si trattasse di smantellare il sistema sanitario – con pessime conseguenze sulla salute dei sudditi – o di mettere mano ai trasporti ferroviari. Mai un dubbio, mai uno scrupolo. I minatori scendevano in piazza durante un lunghissimo sciopero? Peggio per loro. La chiusura delle miniere non si fermava. Potevano anche crepare di fame, il cambiamento della società non poteva fermarsi.

La Thatcher partiva da un presupposto totalmente sbagliato, ma ancora molto diffuso oltre Manica: la Gran Bretagna è un impero. E non aveva la benché minima importanza che il dato di realtà fosse diverso. L’impero, sebbene scomparso e ormai inesistente, andava difeso. Contro i nemici in patria, minatori e sindacalisti, e contro quelli all’estero. In fondo la lady di ferro era rimasta ai tempi della distruzione dell’Invincibile Armada. Gli spagnoli sono il nemico. E sono “spagnoli” tutti i latini. Dunque Gibilterra non deve essere restituita alla Spagna perché è un dominio dell’impero coloniale. Dunque si può scatenare una guerra alle Malvinas perché l’Argentina è un accidente della storia e la Gran Bretagna ha occupato le Falkland come parte dell’impero. Ma, soprattutto, questi maledetti latini non devono mettere a rischio, con la scusa dell’Unione Europea, i privilegi dell’impero inglese.

Sotto tutti questi aspetti non c’è dubbio che la Thatcher abbia ottenuto un successo che dura tutt’ora. Le Malvinas non sono state restituite, Gibilterra neppure ed i privilegi ottenuti nei confronti dell’Ue sono rimasti.

Tutto bene, allora? Non proprio. La trasformazione della Gran Bretgana in un Paese che vive di terziario e che non ha più un’industria di primo piano è riuscita. Ma il Paese non sta traendo grandi benefici dal cambiamento. La finanza della City continua a speculare, ma i sudditi britannici non traggono grande giovamento. Il Paese si impoverisce, la deregulation non ha portato allo sviluppo promesso ed auspicato. Le tensioni sociali sono aumentate, gli scontri etnici pure. Ed anche sul fronte dell’impero non mancano i problemi, con la Scozia che sogna l’autodeterminazione ed il distacco. Anche il suo partito ha dovuto affrontare alti e bassi, ma gli “alti” sono sempre più spesso determinati dalle tendenze suicide di laburisti allo sbando.

Anche sul piano dell’immagine la strategia della lady di ferro non ha portato solo grandi successi. Uno dei simboli dell’industria inglese, la Jaguar, è stato acquistato da investitori indiani: la colonia si è mangiata la capitale dell’impero.

Leo Junior

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