Passano gli anni, si avvicendano le amministrazioni di sinistra e di destra, ma il nome di Malagrotta sembra essere legato sempre più indissolubilmente a un destino racchiuso nel proprio nome: ovvero la discarica di rifiuti più grande d’Europa che ospita anche i rifiuti speciali degli aeroporti di Fiumicino e di Ciampino, oltre ad una raffineria, un gassificatore e, per non farsi mancare nulla, ad un inceneritore di rifiuti medici. È sfilato ieri per le strade di Ponte Galeria e Malagrotta il corteo di protesta proprio contro l’attuale gestione del ciclo dei rifiuti che tanti danni ha causato su questo territorio. A Roma, infatti, come in altre città d’Italia, l’immobilismo politico abbinato alla sottomissione nei confronti di imprenditori che da anni speculano sulla raccolta dell’immondizia in discarica, e l’incapacità di attuare politiche volte al riciclo e al riutilizzo dei rifiuti, hanno portato ad una vera e propria emergenza.
Proprio la mancanza di programmazione ha fatto in modo che su questo quadrante si intervenisse esclusivamente attraverso decisioni dettate dall’urgenza, tradotte essenzialmente in una serie di proroghe che hanno ritardato la chiusura della discarica prevista prima nel 2007, poi rinviata nel 2009, poi spostata al 2011, infine al 2012. I cittadini e i comitati di quartiere, ancora una volta, sono scesi per urlare la loro rabbia verso un problema che sembra non trovare soluzione e che, cosa più allarmante, sembra essere la causa dell’alta percentuale di mortalità per tumori tra i residenti di questo quadrante: addirittura il 28% in più rispetto alla media romana secondo uno studio svolto dall’Università di Roma Tre.
“Rifiuti u$a&getta, guadagno per le lobby. Rifiuti zero, ricchezza per la comunità” recitava lo striscione esposto durante il corteo dai militanti di Memento Naturae, l’associazione che da anni si batte per la diffusione della cultura del riciclo dei rifiuti e della raccolta differenziata, denunciando l’inutilità della pratica ormai obsoleta della discarica, destinata esclusivamente a sottrarre pezzi di terreno, poco alla volta, sacrificando il territorio. «Ma Madre Natura, alla fine – spiegano dallo spezzone di corteo – chiede il conto, e sembra abbia già cominciato a farlo». Già, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e l’ARPA Lazio, infatti, hanno attestato l’inquinamento delle falde acquifere oltre a quello dei terreni della Valle Galeria. Numerosi sono stati i cori scanditi dai manifestanti contro quello che sembra essere, secondo loro, l’unico responsabile di questa situazione, Manlio Cerroni, proprietario dei terreni sui quali sorge la discarica di Malagrotta che occupa circa 240 ettari dove vengono scaricati ogni giorno 5000 tonnellate di rifiuti.
Riduzione, riuso, riciclo: sono tre le parole d’ordine lanciate dagli organizzatori della manifestazione per invertire una tendenza che si sta rivelando ogni giorno più tragica e dannosa e che alimenta solo gli interessi di chi, con la discarica, ha solo da guadagnarci, costringendo le amministrazioni a non avere alternativa se non, appunto, quella della proroga.