![Germania Grecia](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2015/08/germania-greci-crisi-e1439021348318-310x137.jpeg)
Ci conoscemmo quarantacinque anni fa, io e Jannis. Eravamo adolescenti, sospesi fra gite in macchina con genitori e ormoni che erano perennemente in circolo. In questi giorni, mesi, anni dell’inizio del ventunesimo secolo, tanto difficili per tutti ma difficilissimi per alcuni, a cominciare da noi due, ci sentiamo per telefono non meno di una volta al giorno, certe volte due, certe volte tre. Jannis, venuto da una famiglia non esattamente facoltosa ma certamente piu’ che benestante di una piccola citta’ del Nord, di studiare non ne aveva molta voglia. Il padre voleva che diventasse un grande avvocato del foro di Atene ed anche per questo aveva spostato la famiglia intera nella capitale.
Fu cosi’ che Jannis fini’ spedito, per prepararsi al destino che gli aveva disegnato il padre, in una universita’ straniera dove pero’ non combino’ quasi niente. Richiamato in patria dallo stesso padre che si era stancato di mandargli soldi senza risultati in cambio e dopo 18 mesi di servizio militare si dimostro’ invece abile come piccolo uomo d’affari. Garantito dal non modesto patrimonio di famiglia aveva avviato una piccola attivita’ commerciale, insomma aveva aperto uno “psilikatzidiko”, come dire un emporio di prossimita’. Tempo qualche anno e lo “psilikatzidiko” si ingrandi’ per diventare una superette e poi un supermarket che vendeva delikatessen italiane e tedesche. Di soldi gliene entravano e allora Jannis comincio’ a fare quanto tantissimi greci fanno, e cioe’ comprare appartamenti per i figli. Jannis aveva avuto due figli, Eleni (la maggiore, bella ragazza che certamente occupava i sogni di molti suoi coetanei e non solo) e Aris (diminutivo di Aristidis), che si rivelo’ l’opposto del padre, e cioe’ allergico agli affari ma diligente e studioso. Aris studio’ medicina e passava tutte le prove con facilita’ e successo. Completata l’universita’ Aris avrebbe dovuto trovarsi un posto come medico ospedaliero e magari, parallelemente, aprire un ambulatorio proprio. Ma la crisi era arrivata e un simile progetto si rivelava troppo ambizioso. Niente posti per giovani medici, per cominciare. Oltre che diligente e studioso, Aris era, come la madre, una persona determinata, con obiettivi chiari. Nel suo caso l’obiettivo era lavorare come medico generico in un ospedale pubblico. Tentativi su tentativi in Grecia, ma senza alcun esito positivo. I mesi passavano e cominciava a passare un anno, poi ne passarono due, ma niente da fare. L’ottimo studente si avviava alla carriera di disoccupato a vita. Un giorno un amico che era in Germania gli segnalo’ che un ospedale di una cittadina del Baden – Wuerttenberg cercava proprio medici come lui. Aris aveva perso ogni speranza, ma questa volta tento’ la fortuna. “Mi sentivo sicuro solo del fatto che parlavo tedesco quasi al livello dei tedeschi” mi disse poi, ed in effetti, oltre che ottimo studente, Aris aveva un talento speciale per le lingue, e soprattutto per il tedesco.
Adesso Aris e’ li’ e guadagna molto piu’ di un suo pari grado in Grecia. Ci sentiamo via Skype spessissimo e mi chiama “zio”. “Sto bene, guadagno bene, mi sposero’, ma qui non ci amano”, mi dice. E’ un refrain. “Ho solo amici greci qui, ho avuto problemi quando ho cercato un appartamento dove vivere. I connazionali piu’ anziani mi dicono che ai tempi loro essere greci in Germania significava essere rispettati, essere parte della comunita’ di immigrati meglio integrata, significava essere approcciati, anche quando semianalfabeti, per imparare qualcosa sulla filosofia classica. E invece eccomi qui, con una posizione che non avrei potuto raggiungere nel mio Paese ma isolato dal resto della gente, tranne che dai miei connazionali, dagli italiani e dagli slavi.Mangio greco, vado in locali frequentati da greci, non sono nel fondo della scala sociale ma mi sento chiuso in un ghetto. La colpa e’ della stampa popolare che avvelena la Germania, della Bild che ci dipinge un giorno si’ e l’altro pure come un popolo di scrocconi”. C’e’ chi fa notare che anche la stampa greca non e’ tenera con i tedeschi. Ma c’e’ una differenza, la stampa greca non critica ne’ tanto meno disprezza “i tedeschi”, perche’ un conto e’ dipingere il ministro delle finanze o la cancelliera come nazisti altro e’ dipingere un intero popolo come fannullone. Che poi tutto e’, fuorche’ vero.