Giù le mani da Roberto Baggio. Il Telegraph ha toppato di brutto inserendo il Divin Codino nella classifica dei venti calciatori più sopravvalutati di sempre, al dodicesimo posto. Però, però, però: altri errori spuntano nella poco gratificante graduatoria inglese dato che tutto si può dire tranne che Valderrama sia stato un flop e Asprilla un mezzo Balotelli. Ci hanno infilato dentro persino Steven Gerrard. Questo, ovviamente, per chi intende il calcio oltre l’arida statistica. Ma andiamo con ordine.
Roberto Baggio non ha bisogno della difesa d’ufficio di nessuno. Gli scienziati d’Oltremanica si appuntino due date: 17 settembre 1989 e 1 aprile 2001. Solo due, non facciamogliela troppo pesante. Primo appuntamento, indossa ancora la maglia della Fiorentina e gioca contro il Napoli di Maradona che da lì a fine stagione vincerà il suo secondo scudetto. Baggio prende palla nella sua trequarti, dieci tocchi e palla in rete. Quasi come fece Diego, all’Inghilterra, con la maglia dell’Argentina solo tre anni prima. Roberto, poi, l’anno dopo se ne andrà alla Juve scatenando la rabbia della piazza fiorentina.
Secondo appuntamento: è il faro del Brescia che sta perdendo 0-1 contro la Juventus di Ancelotti. Andrea Pirlo, giovanissimo talento autoctono delle rondinelle, lo imbecca con un passaggio lunghissimo che lo mette a tu per tu contro Van der Sar. Gli basta lo stop per mettere fuori causa l’olandesone parante e schiaffarla dentro.
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Per l’Inghilterra tutta Premier, lustri e pailette forse Baggio paga il rigore sbagliato a Pasadena. E poco importa se sia stato lui a trascinare fin lì l’Italia di Arrigo Sacchi. Per il Telegraph, probabilmente, la deludente (doppia) parentesi milanese avrebbe frenato la grandezza di uno dei campioni più autentici degli anni ’90. Brescia e Bologna, forse, non sono abbastanza per loro. Per noi, invece, un campione che abbraccia, salva e trascina la provinciale è, a maggior ragione, un fuoriclasse.
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Lo stesso (o quasi) si può dire di Valderrama: è stato un calciatore icona, fuori luogo in un pallone che andava facendosi sempre più fisico e sempre meno legato all’estro e alla fantasia. Gerrard, poi: un’icona che non ha soddisfatto le statistiche dato che il Liverpool non vince più lo scudetto da anni e anni. E Tino Asprilla, colombiano folle e imprevedibile, bastonato e paragonato a un Balotelli qualunque.
No, le statistiche saranno impietose ma non hanno cuore nè anima. Come la classifica – fatta così, giusto per chiacchierare sotto l’ombrellone – che il Telegraph ha pubblicato causando la ribellione dei calciofili mediterranei.
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