Rileggere i fatti della storia analizzando le fonti e ripercorrendo le dinamiche che hanno portato a certi esiti con occhio distaccato e analitico serve, a distanza di decenni, a comprendere un periodo storico, il quadro politico del tempo e l’azione svolta da un partito o da un movimento. Il fine è di svolgere una critica completa interpretando un periodo nelle varie sfaccettature.
E’ questo l’obiettivo del libro Msi e terrorismo nero tra verità e montature (Solfanelli editore, pagg. 186) scritto da Ivan Buttignon, docente all’Ateneo triestino e Mattia Zenoni, studioso di subculture della destra ed ex consigliere comunale della Lega.
Il libro ripercorre la storia del Movimento sociale italiano dal 1946 fino allo scioglimento in An con una visione completa: dal punto di vista ideologico, interpretando contenuti delle varie correnti interne, spesso l’una contro l’altra armata, con digressioni sui protagonisti del dibattito politico interno. Alla documentazione e alla vasta bibliografia sul tema i due autori hanno anche aggiunto interviste a personaggi della destra extraparlamentare come Stefano delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale e Giovanni Guarini e Renzo de Vidovich, esponenti di Democrazia nazionale, il gruppo che fuoriuscì dal Msi, per attuare una politica “entrista” e, nello stesso tempo, di sostegno alla Democrazia cristiana.
Il ruolo del Msi in quel periodo storico
Il libro non intende solo delineare un affresco del partito neofascista e i vari movimenti radicali ma recuperare dati e analisi utili per fornire risposte a quesiti rimasti senza soluzione o con risposte insoddisfacenti. In altre parole, in merito agli “anni di piombo” (quel periodo compreso fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso) quale funzione ebbe il Msi? E la componente della destra radicale aveva un rapporto di simbiosi o no con il Movimento sociale? Interrogativi cui non sempre è stata data una risposta esaustiva.
Il volume si compone in due parti: la prima sulle tre grandi correnti del Msi, definite per meglio comprendere le tendenze e le dinamiche interne e quindi conoscere i rapporti di forza sia nell’esprimere la politica estera sia quella interna del partito. La seconda parte descrive le “altre correnti missine” con riferimento a quelle minoritarie che spesso stringevano alleanze con quelle maggiori, oppure che abbandonarono il partito per incompatibilità con le scelte politiche di base (il caso di Pino Rauti). Certo, può sembrare improprio ricomprendere nell’ambito delle “altre correnti” missine movimenti o semplici gruppi autonomi che non avevano a che fare con il Msi i quali avevano avuto solo origine o breve permanenza nel partito per poi fare scelte rivoluzionarie, di destra radicale, con riferimenti ideologici che non erano soltanto quello della destra “entrista”, moderata, disponibile a raggiungere accordi con altri partiti o quella più movimentista “di sinistra” che comunque si inscriveva sempre nel sistema parlamentare. Definire il movimento politico Ordine nuovo di Clemente Graziani o Avanguardia nazionale costole del Msi o di provenienza dal Msi non aiuta a comprendere bene il senso dello “smarcamento” dal partito di queste formazioni. Era anche l’opposizione alla politica estera missina a favore dell’atlantismo e dell’appoggio a Israele, posizione contrastate da Avanguardia nazionale e da Ordine nuovo, come anche la politica del doppiopetto e l’avvicinamento a un certo liberalismo.
Le contraddizioni del Msi
Alcuni aspetti contraddittori del Movimento sociale vengono giustamente posti in rilievo nel libro: la politica del doppiopetto, da un lato, e la volontà di coltivare e diffondere fra i giovani militanti dell’allora Giovane Italia (l’organizzazione giovanile del Msi) istanze movimentiste, antisistema; presa di distanza da atti di violenza (si pensi al “giovedì nero” di Milano in cui morì l’agente Antonio Marino, dell’allora Pubblica sicurezza, oggi Polizia di Stato) e iniziative per tutelare gli attivisti più determinati, quelli sempre in prima linea e pronti ad accorrere in qualunque posto fosse stato necessario, come i Volontari nazionali (il Servizio d’ordine del Msi). Tutto questo, con Almirante che oscillava fra la sinistra missina e quella moderata, “centrista”, con accordi trasversali nei vari congressi. Un’ambiguità di fondo che non aiutava i più giovani a comprendere bene la politica del partito.
Non manca un capitolo sulla destra spiritualista, su Evola e sull’importanza che ha avuto per la formazione dei giovani, ispirati negli anni ’50 proprio dalle sue opere. I Far (Fasci d’azione rivoluzionaria) si richiamavano a Evola il quale subì, nel 1951, un processo dal quale fu assolto, dopo sei mesi di carcere. Nel libro si sottolinea come il pensatore romano non fosse affatto l’ispiratore di violenze preferendo puntare alla formazione spirituale ed etica dell’uomo della Tradizione.
In altre parole, Buttignon e Zenoni sottolineano che ci fu la partecipazione dei giovani del Msi agli scontri di piazza, per sopravvivenza politica e per autodifesa. Rimarcano la contiguità di alcuni giovani extraparlamentari al partito della fiamma e l’aiuto fornito da Almirante, in un caso, a un latitante. Ma negli anni si sono accumulate anche interpretazioni che mettono in forse questa possibilità. Inoltre, viene anche illustrato il coinvolgimento di Rauti in inchieste su attentati, ricordando che è stato sempre prosciolto o assolto.
In conclusione, sugli anni di piombo e sulle vicende politiche e di cronaca nera che segnarono quel periodo i due autori rimarcano che ci sono “tanti segni ma poca luce”. Un affresco per nulla chiaro fatto di depistaggi, ambiguità, omertà, insabbiamenti, golpe veri e lotte finte, stragi senza mandanti né esecutori, servizi segreti e servizi deviati, massoneria e P2. In questo puzzle emerge come esponenti del terrorismo entrino ed escano dai vari gruppi, magari a causa dello scioglimento forzato del movimento di provenienza (Ordine nuovo o Avanguardia nazionale). Un quadro complessivo che mostra l’instabilità dello Stato, spesso bersaglio ultimo di attentati e scontri di piazza e le difficoltà politiche oltre che di vita quotidiana che la Destra di quegli anni difficili dovette affrontare.