In occasione della festa del papà, che ricorre nella giornata in cui storicamente si festeggia San Giuseppe, due maestre della scuola materna romana “Bartolomei”, forse in preda a deliri di notorietà, hanno pensato bene di oscurare la consueta ricorrenza per trasformarla in una più vaga “festa delle famiglie”. La decisione, da quanto si apprende dalle due insegnanti, sarebbe scaturita dalla volontà di non urtare la sensibilità di un bambino che, al posto di una madre e di un padre, viene cresciuto da due mamme. Tutto questo con buona pace del resto della classe, composta per la maggioranza da bambini facenti parte integrante del tradizionale modello di nucleo familiare.
Due interrogativi sorgono immediatamente: ci sarebbe da scoprire anzitutto cosa racconteranno le due istruttrici, le loro future colleghe o le due madri al bambino, per non urtare la sua sensibilità, quando sarà il momento di raccontargli le modalità con le quali è venuto al mondo. Si continuerà forse a imbrogliarlo e ad ingannarlo narrando di voli di cicogne o ritrovamenti sotto ai cavoli? Ci si dovrebbe chiedere poi se un bel giorno, magari quando sarà più grande, il ragazzo vorrà andare alla ricerca del proprio padre biologico: cosa ci si dovrà inventare per farlo desistere o per continuare a “non urtare la sua sensibilità”?
L’ipocrisia di un oscurantismo operato dalle due maestrine romane nei confronti di una festività tradizionale come quella del papà, si rivela in tutta la sua meschinità proprio qui: perché la confusione, presumibilmente, sarà doppia nel vedere che la propria famiglia composta da due madri, non è del tutto uguale alle altre, anche se qualcuno ha provato a farglielo credere. A meno che non vi sia qualcuno che persegua proprio tale intento, ovvero quello di creare confusione: una confusione familiare, che si ripercuote di conseguenza nella sfera sentimentale e affettiva.
Ma d’altronde, a tali attacchi, tutta l’Europa è soggetta ormai da un po’ di anni. Prima con la minaccia reiterata della rimozione dei crocifissi dalle scuole; poi con la rimozione, stavolta avvenuta, dei presepi da alcune scuole durante il Natale, sempre con la scusa del pericolo di urtare le altrui sensibilità; o, ancora, con l’abrogazione della festa cristiana del 25 dicembre dalle agende che l’Unione Europea ha fatto stampare in 3 milioni di copie da distribuire nelle scuole superiori e che nella pagina della festività ha riportato semplicemente un aforisma sull’amicizia.
Un attacco, questo, che viene portato avanti da quelli stessi che, per intenderci, hanno provato a saccheggiare i conti correnti dei ciprioti, o che sono riusciti nell’impresa – in nome dell’austerità e dell’Euro-burocrazia – di far chiudere un negozio ogni due ore a Roma nei primi due mesi del 2013. E che siamo certi non si farebbero scrupoli, attraverso due maestrine, a privare di una delle più belle feste la maggior parte dei bambini di una scuola della Capitale.
Aboliamo anche la festa della mamma allora! Viva un mondo di uomini-uomini e di donne-donne, perbacco!!!