La “fronda” grillina che ha disobbedito al capo, votando Piero Grasso al Senato, ha fatto contenta una porzione significativa del centrodestra italiano. Alcuni dirigenti del Pdl hanno potuto finalmente esultare: «Sono una costola della sinistra!». Sui blog e sui social network, poi, vengono presi di mira gli elettori che, da destra, hanno votato il Movimento 5 Stelle al grido di «contenti adesso?». E così via. Di fatto, questo l’umore che registriamo, aver scoperchiato la creatura di Beppe Grillo sembra essere un risultato politico di cui andare fieri. Potenza dell’inerzia.
Sarà vero: molti eletti del Movimento 5 Stelle vengono da sinistra. E, come tali, hanno sentito il richiamo della foresta a sentire parlare Laura Boldrini. Mentre, per ciò che riguarda il Senato, i siciliani tra i 5 Stelle non hanno potuto che scegliere Piero Grasso per motivi che è facile intuire. Il problema, rispetto al quadro che si sta delineando, allora è: quale l’offerta alternativa del centrodestra? E della destra politica? La risposta è, per caso, quella di riproporre Renato Schifani? Oppure il Pdl che torna sì in piazza, ma per difendere Silvio Berlusconi dai giudici più che per salvare i posti di lavoro in Bridgestone? Oppure, ancora, è il richiamo tutto politicista di Angelino Alfano alle larghe intese: date il Quirinale «al popolo dei moderati» (sic!) e voteremo anche Bersani?
È chiaro che, con questa offerta, Pdl e soci dimostrano di non aver compreso il messaggio che arriva da questa stagione (e che persino il partito pesante di Pier Luigi Bersani sembra aver recepito). È chiaro che, più in generale, la destra, con questo atteggiamento, dimostra di non aver capito né Renzi né Grillo. Perché non solo non ha aggiornato la propria agenda, né la classe dirigente né aperto un confronto meritocratico al proprio interno. Ma crede, e questa è la responsabilità più grave, che sia sufficiente attendere che gli altri sbaglino per affermarsi.
Tutta “colpa”, si potrebbe dire, del risultato personale di Silvio Berlusconi che ha garantito al centrodestra, per il momento, la sua tenuta. La conferma di questa stasi arriva proprio dal comodo rifugio neomaccartista contro “le sinistre”: la vera “foglia di fico” di una creatura politica che dimostra in questo modo di non avere alcuna identità al di fuori della difesa politica del leader. Una creatura capace solo a reagire, come ha fatto ieri, di fronte all’offesa maldestra di Lucia Annunziata che ha definito «impresentabili» i suoi esponenti. Ma che, in mancanza dello schemino referendario sul Cavaliere, è incapace di incidere nel dibattito pubblico.
Invece di chiedersi, allora, rispetto al risultato elettorale e all’eventuale nuovo ricorso alle urne, «dove abbiamo sbagliato se i nostri elettori non ci votano più?». Invece di cercare di capire quali possano essere i punti in comune (e ce ne sono) con la proposta dei grillini per cercare di attrarre nuovo consenso, per mettere in difficoltà Bersani, questa destra persiste nella proposizione, come un disco rotto, di una cantilena che continua ad alienarla dall’Italia profonda. Nella speranza che gli avversari continuino a sbagliare. Perché di altro, per il momento, non sembra capace.