La Corea del Nord lancia la sua sfida a Seul, sospende l’armistizio in vigore dagli anni ’50 e chiama tutti, amici e nemici, alla ‘battaglia finale’.
A combatterla, però, questa battaglia finale, la Corea del Nord rischia di ritrovarsi completamente sola. Forse i più irritati dalla spavalderia nord-coreana sono proprio i cinesi. Pechino, infatti, ha reagito malissimo alla decisione di Pyongyang che invece contava sull’apporto degli storici alleati. Come frontiera nel sud-est asiatico della cortina di bambù, i nordcoreani contavano di poter essere ancora tanto strategici da poter avviare, gestire e lucrare diplomaticamente sull’ennesima crisi nucleare.
Ma, evidentemente,Pyongyang è ancora prigioniera di un passato duro a morire e che Pechino per prima vorrebbe dimenticare. La Cina infatti ha iniziato da tempo ad investire in Corea del Sud e dopo la ‘normalizzazione’ dei rapporti negli anni ’90, ha cominciato ad avviare un solido rapporto commerciale con Seul. Solo nel 2008 le imprese sudcoreane controllate da Pechino erano addirittura 18mila, l’import di prodotti cinesi – nel 2005 – era quantificato attorno al 14% del totale. La Corea del Sud, sempre nell’anno delle olimpiadi di Pechino 2008, sarà innalzata dal governo cinese al rango di ‘partner di cooperazione completo’. E già i ‘mandarini’ pensavano a gestire un clamoroso processo di riunificazione delle due Coree, anticipando la diplomazia americana, smontando le velleità russe e spiazzando il Giappone. Ottenendo così di accreditarsi come prima potenza asiatica, una volta per tutte. E pazienza per Pyongyang: l’ultima ridotta comunista nella penisola coreana, ormai a Pechino è solo d’intralcio.
Le intenzioni della Corea del Nord di trascinare il sud-est asiatico in una guerra, magari nucleare, potrebbero quindi tradire un errore di calcolo politico grosso quanto una casa. Senza alleati, senza diplomazia, senza credito internazionale, senza Cina. L’ultima raffica prima del silenzio.
@giovannivasso