E non si dica che se ne sia andato in punta di piedi. Proprio no. Francesco Foresta, direttore di LiveSicilia, fino all’ultimo – e anche dopo – ha diretto con polso fermo la sua squadra. Se n’è andato sabato. Un male rapido e manco a dirlo incurabile ha segnato gli ultimi mesi della sua vita. Lunedì il funerale. Uno di quelli che non si vedono spesso. Religioso, sì. Ma anche mondano, allegro, vivo. Con un finale ovviamente in lacrime ma affogate in centinaia di litri di vino. Ha offerto lui. E ci mancherebbe se uno della sua caratura, splendido come com’era, non avesse fatto della propria uscita di scena un happy ending degno di applauso. E poi ancora, l’assolo di batteria del figlio Ciccio Jr, l’armonica di Giuseppe Milici, ma anche un funerale all’aperto, nei giardini di Villa Filippina a Palermo. Manco fosse un matrimonio.
C’è poi una lettera. Scritta ovviamente da lui e letta da uno che della squadra di Live è una punta indiscussa, Salvo Toscano, autore di Camera Grassa, inchiesta sugli sprechi del parlamento autonomo siciliano. Il tempo è al presente, quasi fosse – appunto – presente. Magari il suo funerale se lo è immaginato per filo e per segno. Quasi assaporando l’odore dei fiori, i singhiozzi e le facce di chi – potenti e non, da Alfano a Crocetta – non potevano proprio mancare. I gesuiti si esercitano un vita intera nell’immedesimarsi sul letto fatale. Chissà se lo sapeva. In quella lettera ha ringraziato tutti, si è rappacificato col mondo. Chiamiamola pure una confessione a voce alta. Ha scherzato, ha pensato al lavoro. E si è visto già in paradiso. Ma sì, non è protervia immaginarlo camminare tra le nuvole a braccetto di san Pietro, come ogni buon maschio siciliano. Oppure a prendere un caffè con un grande del passato a cui chiedere retroscena e chiarimenti. Nella lettera lo dice forte e chiaro: «Devo capire se qui oltre al caffè Lavazza c’è qualche connessione valida. Live è stato aggiornato?».
Sì, il giornale va avanti. Quella missiva è proprio «L’ultimo articolo». Il nuovo direttore è stato scelto da lui (strano il contrario). È Beppe Sottile, quello del Foglio. Il suo maestro. Insomma, mentre da altri parti del globo c’è chi prepara storie per palati grossolani, facendo passare la soglia dell’eutanasia come una finestra di dignità. C’è chi il proprio finale lo gestisce con signorilità e amore per la vita. Una vera e propria lezione di moralità, saggezza e umanità. Un invito a non cedere mai alla tentazione del vuoto. Un sipario degno, dunque. Che è valso sicuramente il prezzo del biglietto (mai staccato, peraltro). Ha offerto tutto lui.