La crisi che ha travolto l’Italia in questi ultimi cinque anni – e che è letteralmente esplosa nell’ultimo biennio – ha generato un malessere diffuso, espresso sotto forma di diversi fenomeni che stanno attraversando il nostro Paese. Ai “vecchi” protagonisti delle rivolte (studenti, lavoratori, cassintegrati e disoccupati) se ne aggiungono altri, portatori di nuovi strumenti. Ed è proprio di questo che ha parlato Angela Azzaro, vicedirettore de Gli Altri, nel suo nuovo libro, Nuove tecniche di rivolta. Come cambiano le lotte per i diritti e sul lavoro (pp. 125, euro 10, Fandango Libri). Quali solo questi strumenti? «Internet e Grillo, certo. Ma anche la Costituzione e i sempreverdi forconi…»
Ci spiega, prima di tutto, chi si rivolta oggi?
Sicuramente chi lo ha sempre fatto, quindi studenti e operai, ma anche piccoli e medi imprenditori. Ed è questo il dato importante delle rivolte di oggi: non sono più soltanto gli stipendiati, coloro che devono difendere un salario ad essere i protagonisti delle rivolte, ma anche i detentori di partite Iva e i lavoratori autonomi. Dico anche gli agricoltori e i pastori, che a loro modo sono dei piccoli e medi imprenditori. Insomma, la classe media del Paese, che prima non era toccata dalla crisi, mentre adesso lo è.
E contro chi si rivoltano?
Contro uno Stato che non è più il garante dei diritti, come dovrebbe essere in un sistema di welfare, ma è diventato uno Stato vessatore, che in nome dell’Europa delle banche e della stabilità non tutela più i cittadini. Ma tutti questi si rivoltano anche contro i partiti e i sindacati, con l’unica eccezione della Fiom. Da qui il successo di Beppe Grillo, che scavalca questi vecchi soggetti e si propone come elemento nuovo e diverso.
Grillo ha quindi saputo interpretare le nuove rivolte?
C’è chi ritiene che Grillo sia un pericolo per la democrazia, per i partiti e i sindacati. Io non la penso così: non credo che Grillo dica che non serva una rappresentanza sindacale; lui critica soltanto “queste” rappresentanze sindacali, che hanno fallito. I sindacati non sono più luoghi in cui vengono difesi i diritti, ma organi che scendono a patti col potere.
Tornando agli strumenti di rivolta. Ha elencato tra questi anche i social network.
Penso che questi nuovi mezzi di comunicazione abbiano un’importanza fondamentale. Sicuramente bisogna vedere come vengono usati, ma di certo con questi nuovi strumenti cambia il modo di comunicare.
Sono più efficaci i forconi o i social network?
È nella combinazione tra la realtà materiale e il mondo della rete che si ha la piena efficacia di queste nuove rivolte. Attraverso l’unione di vecchi e nuovi strumenti di rivolta avviene la scintilla. Il loro incontrarsi porta al manifestarsi di qualcosa di nuovo.
E la Costituzione? Nel libro la annoveri tra i nuovi strumenti di rivolta.
Molte persone che prima d’oggi non lo avrebbero mai fatto vedono nella Costituzione il baluardo dei loro diritti. È questo il nuovo schieramento: da una parte c’è l’Europa delle banche, dall’altra la Costituzione, che garantisce la dignità delle persone.
Che orizzonti di vittoria hanno queste nuove rivolte?
Sicuramente non hanno un progetto di rivolta globale. La loro caratteristica è quella di essere molto concentrati nei loro obiettivi, ognuno è preso dalla sua vertenza, che di fatto significa continuare a vivere. Anzi, a sopravvivere. Una cosa è certa: se non si sovverte l’ordine delle cose e lo spread continua ad essere il motore delle scelte della nostra classe politica, queste rivolte continueranno. E questo Beppe Grillo lo ha capito bene.