Viva Chiellini e viva Cavani, combattenti non manifestanti con il ramoscello d’ulivo. Perbenisti, moralisti, Soloni delle moviole, pacifisti da stadio girate alla larga da Barbadillo.
“Le immagini parlano chiaro, ma alla fine finisce tutto e ci siamo abbracciati senza nessun rancore. Ce le si dà in campo ma poi al 90′ finisce tutto”: le parole di Giorgio Chiellini, insieme all’immagine dello scambio di maglie tra il difensore della Juventus e l’attaccante Edinson Cavani del Napoli, vanno ben fissate in mente. Il calcio appassiona perché è una trasfigurazione del polemos, del conflitto, della guerra. Durante le partite gli avversari sono nemici, e l’obbiettivo finale unico: la vittoria. Certo ci sono le regole a delineare il perimetro, ma tra difensori e attaccanti in area di rigore si fa a cazzotti da sempre e gli arbitri sono indulgenti perché in caso contrario dovrebbero espellere cinque giocatori ogni calcio d’angolo.
Nessuna esaltazione della gomitata di Cavani, intendete bene, la nostra è una ferrea opposizione al politicamente corretto applicato al mondo del pallone. Se volete un calcio senza il fuoco di Polemos, quasi gandhiano, potete cercavi altri generi di intrattenimento. Avete solo l’imbarazzo della scelta.
@waldganger2000