Circoscrivere il «clown» affibbiato a Beppe Grillo e Silvio Berlusconi – ciò che ha fatto il candidato socialdemocratico alla cancelleria tedesca Peer Steinbruck – come una semplice offesa agli strani personaggi politici che esprime il Belpaese agli occhi della teutonica serietà, rischia di distogliere l’attenzione dal dato politico: l’irritazione della Germania per il messaggio emerso dalle urne. Il voto della maggioranza degli italiani infatti – perché tale risulta dall’addizione tra i consensi del Movimento 5 Stelle e quelli dell’asse Pdl-Lega – porta come significato una bocciatura senza appello delle misure che nell’ultimo anno e mezzo hanno interessato l’Eurozona di cui l’Italia è stata osservata (meglio dire cavia) speciale.
Un’analisi che in queste ore di attesa – Governissimo? Intesa Pd-Grillo? Elezioni anticipate? – sembra, non senza una volontà di oscuramento, non emergere dalle riflessioni dei maggiori quotidiani né dalle analisi dei protagonisti nostrani. In realtà il giudizio degli italiani – che in democrazia si traduce in consenso – sulle misure di austerità è chiaro. Lo ha riconosciuto anche Massimo D’Alema che ha spiegato come «il voto dovrebbe mettere in allarme pure le tecnocrazie di Bruxelles perché parla anche di loro». E il punto – spiega ancora D’Alema – «non è “Europa sì” “Europa no” ma “Europa come”». Dall’Italia, insomma, potrebbe essere arrivato un monito: cambiamo le regole d’ingaggio in Europa. Proprio per questo motivo, l’irritazione tedesca per il “messaggio” potenziale delle urne è chiara: si teme l’effetto contagio del verbo italiano in Europa.
La conseguente bacchettata ufficiale al partner italiano, allora, denota come gran parte della responsabilità di questo responso venga addebitata agli interpreti di casa nostra. È fallita in primo luogo, per manifesta insubordinazione di Mario Monti, la road map tracciata un anno fa da Giorgio Napolitano che vedeva già il “professore” come suo successore al Quirinale, quindi garante della continuità del “governo del presidente” agli occhi dei burocrati di Bruxelles. Ed è fallita poi, per manifesta incapacità ancora di Mario Monti ma anche e soprattutto di Pier Luigi Bersani, l’intesa che avrebbe dovuto rappresentare l’asse politico rassicurante tanto Berlino quanto Washington.
Di fronte alla possibilità di una lettura “critica” del voto, lo spostamento dell’attenzione è iniziato. In Germania con la denigrazione del responso italiano. Mentre in Italia si sta traducendo con l’invito di Bersani a ragionare con il M5S e con il relativo abbocco dei grillini “di sinistra” che si accontenterebbero di conflitto di interessi e legge anticorruzione, invece di chiedere al leader del Pd una sconfessione della legge Fornero, la ridefinizione dei vincoli di bilancio e così via. Di fatto, la volontà è quella di minimizzare il contenuto politicamente rilevante espresso dai cittadini italiani. Si vedrà anche qui di che pasta sono fatti Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Saranno “clown” all’arrembaggio?