Della Fiamma ne fecero nove fiammiferi. L’alternativa alla sinistra italiana, da un punto di vista elettorale, non è la destra ma Silvio Berlusconi: questa fotografia viene dalle ultime politiche. La performance del Pdl ha ridotto a percentuali molto modeste tutte le sigle che hanno gareggiato alla sua destra. Fratelli d’Italia (1,95%) porterà in Parlamento nove deputati. Nessun eletto per La Destra di Storace (0,64%) e per le sigle della galassia postfascista. Si tratta di un responso insoddisfacente.
Allo scarso raccolto elettorale fa da contraltare l’impegno coraggioso sui territori di tantissimi dirigenti e militanti nelle varie organizzazioni: sono per la maggior parte giovani pieni di idee e iniziative (come Giorgia Meloni, Giovanni Donzelli, Augusta Montaruli, Carolina Varchi, Viviana Beccalossi, Paola Frassinetti, Andrea Delmastro, Mario Vattani, Ruggero Razza, Stella Mele, Marcello Gemmato, Pietro Laffranco, Michele Barcaiuolo, Elena Donazzan e i Patrioti, gli universitari del Fuan rimasti nel Pdl, i ragazzi dei centri sociali non conformi come il Cervantes con Gaetano Fatuzzo e CasaPound con Simone Di Stefano e l’elenco potrebbe proseguire ancora). Non sono abbastanza organizzati (per ora) al fine di coagulare la forza che aveva nella Seconda Repubblica An, e nella Prima il Movimento sociale italiano.
Della Fiamma ne fecero nove fiammiferi. La sconfitta ha due volti: quello digitale – legato alla web politica e ai social network – dove la battaglia politica delle idee e delle proposte è stata appannaggio del Movimento 5 Stelle e in parte di Vendola e democrat; quello del radicamento territoriale, dove la risposta è arrivata dalle ‘microstrutture’ ancora in piedi, non certo da quel blocco sociale trasversale che premiava la destra di An. I giovani, del resto, come certificato dai sondaggi del Corsera, era noto che avessero simpatie per la sinistra o per Grillo. In tv la partita aveva una polarizzazione univoca tra Berlusconi e i suoi oppositori.
Se la battaglia elettorale si è svolta tutta sul crinale dei diktat economici dell’Euromostro, sulle opinioni della Merkel e sulla trovata geniale di Berlusconi legata all’Imu per la prima casa (proposta di sicuro buon senso), restano sul tappeto insoluti i nodi sottolineati dalla destra culturale: la difesa di un welfare senza sprechi, l’ecologia legata alla produzione (il caso Ilva è un tema cruciale), la rivoluzione digitale, una riforma del lavoro (e dell’ingresso nelle professioni) che non riduca i diritti e abbatta i privilegi, la competizione del sistema Italia nel quadro continentale e globale, la definizione di un indispensabile patriottismo al tempo della mondializzazione, nonché la difesa dei gioielli industriali italiani che rischiano di essere svenduti a prezzi da saldo (Finmeccanica e Eni su tutti).
Su questi temi è necessaria una saldatura tra un ceto politico rinnovato (e ringiovanito) e la classe di ricercatori, giornalisti e studiosi che a questi argomenti dedicano da anni articoli, riflessioni e saggi: da un nuovo patto può nascere un soggetto politico a vocazione maggioritaria, che esprima un programma di governo e non solo una prospettiva ribellistica o marginale. La strada è lunga ma come dimostrato dall’esplosione del movimento di Grillo, con la scelta di un modello organizzativo agile e partecipato, è possibile ricostruire una alternativa alla sinistra oltre il vitalismo berlusconiano. La legna da ardere c’è, non bisogna accontentarsi di qualche fiammifero…
@waldganger2000