Non ci sarà nemmeno la consultazione simbolica e i catalani non potranno dire se vogliono l’indipendenza da Madrid oppure no. A stabilirlo è stata la Corte costituzionale spagnola che ha sospeso l’appuntamento elettorale indetto dalla Generalitat, il governo locale catalano, che si sarebbe dovuto svolgere domenica prossima. Si tratta del secondo schiaffo alle aspirazioni indipendentiste dei catalani: l’Alta corte aveva già bocciato, lo scorso 29 settembre, il referendum. Oggi è arrivata la seconda stroncatura.
Le prime reazioni arrivate dalle parti di Barcellona sembrano non voler tenere conto della decisione dei giudici di Madrid. Il governo «mantiene il processo partecipativo del 9 novembre», nonostante la sospensione cautelare decisa oggi all’unanimità dalla Corte costituzionale, ha dichiarato a caldo Francesc Homs, portavoce del presidente della Generalitat Arturo Mas. «Avvieremo una causa contro il governo della Spagna davanti al Tribunale supremo per attentato contro i diritti fondamentali dei catalani», ha poi aggiunto, ricordando come «non si può vietare quello che non si è ancora fatto, il processo partecipativo è praticamente pronto».
I giudici dell’Alta corte si sono espressi sul ricorso del governo centrale spagnolo, guidato da Mariano Rajoy. Il sondaggio indetto per domenica, e denominato dalla stampa spagnola con l’acronimo “9-N”, non avrebbe avuto effetti giuridici. I catalani sarebbero stati chiamati a rispondere su due domande: «Volete che la Catalogna sia uno Stato?» e, in caso affermativo, avrebbero dovuto pronunciarsi sul secondo quesito: «Volete che questo Stato sia indipendente?». Dopo la sconfitta degli indipendentisti scozzesi, la bocciatura della consultazione popolare in Catalogna costituisce un altro duro colpo per quanti lottano, nell’ambito di un generale scollamento tra governi e territori, per scardinare gli attuali assetti statali in nome della difesa delle identità locali.