Allora, diciamolo subito a scanso di equivoci, quest’articolo non parla di valori ideali e di identità del passato. Idealisti, moralisti, teorici della politica, scienziati di partito, filosofi più o meno improvvisati…. Spin dottor e guru con master a Chicago, cambiate sito, che è meglio. Vorrei provare a spiegare una cosa più semplice, ovvero come l’identità crei un forte valore economico e come un concetto dinamico di identità possa rappresentare un idea di sviluppo per questo paese. Più semplice si fa per dire.
Partiamo elencando, a titolo assolutamente esemplificativo, quali sono gli elementi che compromettono la competitività delle nostre aziende nel confronto con le realtà estere.
A) abbiamo un carico fiscale superiore alla media europea, e qui lo stato ha una responsabilità evidente.
B) Abbiamo un cuneo fiscale superiore alla media europea, e qui lo Stato ha un’altra responsabilità evidente.
C) Abbiamo, scusate l’ottimismo, una giustizia civile che compete con quella del Marocco ed un livello di corruzione che stappa la pole position alla Liberia. E qui lo Stato ha una responsabilità evidente.
D) Abbiamo un sistema di promozione dei nostri prodotti all’estero che prima faceva ridere e che, da quando lo hanno affidato alle regioni, fa piangere. E qui l’idea del federalismo ha le sue responsabilità.
E) Abbiamo un livello di infrastrutture che si allontana sempre di più dalla Germania per avvicinarsi agli standard albanesi. E qui, Stato, Regioni, Provincie, Comunità Montane, Comuni e Municipi hanno le loro evidenti responsabilità.
Per amor di patria tralascio un altro aspetto apparentemente marginale, e ciò che lo Stato, in alcune aree del paese è “ospite” di associazioni criminali e che il peso economico delle mafie è pari a circa il 6-7% del PIL. In un contesto simile un paese normale non sarebbe in grado di esportare nemmeno un bullone, l’Italia no, ha, contro ogni logica, la seconda economia manifatturiera dell’area Euro e per valore delle esportazione è seconda solo alla Germania. Come si realizza il miracolo? Rispondere a questa domanda è essenziale per capire quale deve essere la strada dello sviluppo. Il miracolo si realizza perché l’Italia dispone di un asset immateriale di assoluto valore, ha un brand che vale più delle mille debolezze, quel brand è il “made in Italy”. E’ grazie alla percezione che i consumatori globali hanno di questo marchio che migliaia di piccole e medi imprese riescono ad imporre i loro prodotti all’estero e non è un caso che, eccezione fatta per i macchinari industriali, l’export italiano sia composto da beni di largo consumo, abbigliamento, agro alimentare e arredamento.
Il made in Italy rappresenta dunque l’elemento che ha garantito lo sviluppo e garantisce la sopravvivenza delle imprese che, esportando, creano valore sul territorio nazionale. Il made in Italy è un valore perché trasmette l’identità, culturale ed estetica, di un popolo, un’identità diversa dalle altre e quindi riconoscibile, riconoscibile e quindi desiderata da un mondo globalizzato nel quale ogni consumatore sente il bisogno di sentirsi unico.
L’identità dinamica è quella della moda, del design, è l’arte del vivere bene che si concretizza nel mangiare bene e nel vestire meglio, è l’amore del bello…è qualcosa che noi italiani abbiamo nell’anima e che il resto del mondo cerca. Come fare per crescere? Occorre rifiutare l’omologazione, L’Italia non è un paese qualunque, e fare leva sulla parte buona della nostra identità. Cosa dovrebbe fare la politica? Regolare in modo più stringente cosa s’intende e per Made in Italy e limitarsi a rimuovere i troppi problemi che crea.