Il 5 ottobre 1904 nacque a la Chaume nei pressi di Les Sables-d’Olonne, davanti al mare della Vandea, il futuro caricaturista, pittore e illustratore Ralph Soupault. All’anagrafe il suo nome vero era Raphael. Nato in una famiglia laica di sinistra, il padre era un insegnante e socialista, tuttavia crebbe curioso dei miti della Vandea controrivoluzionaria le tracce dei quali erano presenti in tutto il territorio.
Il suo esordio politico lo fece ai tempi dell’Università nel gruppo degli ” Amis du Populaire”; il “Poupulaire” era un giornale marxista che più marxista non si può visto che era diretto addirittura da un nipote di Karl Marx, Jean Longuet. A Parigi, Soupault frequentò anche l’École des beaux-arts tornando però, appena poteva, al suo mare.
Il suo primo disegno lo pubblicò “L’Humanité” nel 1921, il quotidiano divenuto da poco organo del Partito Comunista francese dopo la scissione dal partito socialista (che in Francia si chiamava SFIO). Per un po’ le sue vignette circolarono sulla stampa di sinistra delle varie tendenze, ma il suo percorso politico-ideologico lentamente stava volgendo verso l’estrema destra.
Più o meno verso il 1924, ormai divenuto un membro della comunità artistico-intellettuale di Montparnasse, iniziò a frequentare gli ambienti dell’Action Française.
Divenne amico e quasi vicino di casa di Louis Ferdinand Céline, anche lui montparno che abitava in una catapecchia davanti al Mulin de la Galette a due passi da Pigalle; un luogo magico nel quale centro d’incontri divenne l’atelier di un geniale pittore sbandato e alcoolizzato, Gen Pol che aveva dato vita ad una sorta di cenacolo nel quale si potevano incontrare Céline e Marcel Aymé ma anche Utrillo, Braque e Picasso.
E i gusti del gaudente Ralph Soupault erano, oltre al suo mare vandeano, quelli del suo tempo parigino: jazz e cinema, donne e grandi bevute con gli amici.
Ma la politica assieme al disegno erano le sue passioni dell’anima. Ormai divenuto un militante d’Action Française resse a tutte le scissioni che si produssero tra le due guerre in quell’importante pilastro del nazionalismo francese: da quella di Georges Valois e dei suoi amici fascisti che nel 1925-1926 fondarono Le Faisceau (Valois finirà col morire di tifo nel 1945 nel campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen!), a quella del 1930 del Colonnello de Vesin, di Paul Guérin e dei fratelli Jeantet; da quella dello scrittore George Bernanos nel 1932 a quella dei cagoulards (gli assassini dei fratelli Rosselli) di Eugène Deloncle nel 1936 dopo la vittoria del Front populaire alle elezioni.
No, Soupault restò fedele nel fortino dell’AF, collaborando all’omonimo quotidiano (oltre che nelle bagarre di piazza) assieme agli altri disegnatori, Sennep, Bib, Ben e al cantante Augustin Martin. Rimase… fino a quando Jacques Doriot l’ex capo della gioventù comunista francese e sindaco di Saint-Denis, uscì dal PCF e fondò il Parti Populaire Française destinato a diventare – lo abbiamo detto tante volte in queste effemeridi – il più importante partito “fascista” francese. Soupault fu con lui e sulle colonne del giornale di partito, “Le Cri du Peuple”.
Già le sue vignette circolavano da tempo anche su altre pubblicazioni dell’ambiente, da “Rire” a “Charivari”, da “L’insurgé” a “Gringoire”; nel 1938 entrò nella grande avventura giornalistica del “Je suis partout” la pubblicazione che è nota come il giornale del poeta Robert Brasillach ma che in realtà era – per dirla con Pierre-Marie Dioudonnat, prendendola dal suo “Je suis partout. Les maurrassiens devant la tentation fasciste”-: “l’équipe, la bande, le gang, le soviet, come piacque ad essi stessi definirsi”; una ventina di giovani, tra i quali spiccavano le personalità di Brasillach, Alain Laubreaux e appunto di Soupault, attorno ai quali ruotavano circa 300 firme, perlopiù importanti della cultura francese.
Poi, nel 1939 fu la guerra. In seguito alla dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia al Terzo Reich, i collaboratori di “Je suis partout”, ancorché “fascisti”, non si tirarono indietro, la redazione si svuotò: Brasillach in Alsazia con il grado di Tenente; lo storico Georges Blond a Brest come Tenente di Vascello; arruolati anche Jacques Perret, Pierre-Antoine Cousteau (il fratello dell’oceanografo); André Nicolas, un giornalista che il fratello, generale, avrebbe voluto inviare in missione in Spagna, rifiutò e si arruolò in un reggimento corazzato; partì anche il veterano della Grande guerra, Henri Lébre, Capitano di Fanteria e anche, in un reparto di carri armati, Claude Roy che dopo la guerra sarà (probabilmente l’unico dell’equipe del quotidiano) un intellettuale comunista. Arruolati anche Thierry Maulnier, Henri Massis, etc. etc. etc. Ralph Soupault no, il disegnatore fu riformato, ma dopo vari tentativi alla fine riuscì a farsi arruolare anche lui nell’aprile 1940. Troppo disonore non partire.
Poi fu la sconfitta militare della Francia e l’armistizio.
Tornati dal fronte o dalla prigionia tedesca, i giornalisti ripresero il loro posto, una parte dei collaboratori del “Je suis partout” entrarono a far parte anche della redazione del “Petit Parisien” che aveva ripreso le pubblicazioni a Parigi, in zona occupata, nell’ottobre 1940; tra questi ci fu anche Soupault che dava le sue caricature anche al neonato (nel 1940) “Avant”, diretto da Pierre Gaxotte e che accoglieva anche i disegni di Hermann-Paul.
Soupault nell’ottobre 1941 fu tra i numerosi partecipanti ad un importante evento parigino, il congresso dell’Inter-France-Informations, una agenzia per la stampa fondata in quell’anno con una sovvenzione del Ministero dell’Informazione, che raggruppava 215 giornali. Sarebbe interessante poter pubblicare i nomi – almeno in parte – delle personalità che vi presero parte, tutte impegnate nella politica di Collaborazione, sia del mondo culturale che di quello imprenditoriale e delle professioni. Accenno solo alla presenza di Gabriel Cognacq (del quale ho scritto en passant oggi stesso nella effemeride dedicata a Louis Lumière), il patron dei magazzini Samaritaine che era anche un mecenate e nel 1922 aveva contribuito in modo determinante alla sistemazione come museo dello studio dello scultore Bourdelle del quale ci siamo occupati giorni fa; tra i partecipanti anche quell’Henri Dorgères, il leader dei “verdi” francesi del quale ci siamo occupati qualche tempo fa in queste schede.
Ma i tempi si andavano incarognendo, ai colpi della Resistenza la risposta di Vichy fu la formazione della Milice; Ralph Soupault divenne il disegnatore di “Combats”, il quotidiano della formazione militare comandata da Joseph Darnand, l’uomo che condusse l’ultimo reparto della sua formazione nell’Italia della Repubblica Sociale e che dopo la guerra finirà fucilato con molti dei suoi uomini.
Soupault nel maggio 1944 si calò anche in un ruolo politico di primo piano, fu Segretario della Federazione parigina del PPF. Poi, dopo lo sbarco in Normandia e la caduta di Parigi, fece parte della redazione di “Radio-Patrie” rifugiatasi in Germania nell’agosto 1944. Dopo la guerra si rifugiò in Italia e qui fu catturato nel marzo 1946. La Cour de Justice della Senna lo condannò a 15 anni di lavori forzati nel gennaio 1947.
Per gravi motivi di salute fu scarcerato dalla tetra prigione di Fresnes nel novembre 1950. Il vecchio amico scrittore dei tempi della Boutte Montparnasse, Marcel Aymé lo aiutò a reinserirsi. Riprese a disegnare con gli pseudonimo di Rio e Léno, fornendo le sue caricature a “Rivarol”, il giornale della destra nazionale.
Ma la sua salute andò peggiorando rapidamente, il suo fisico era stato minato duramente nel periodo di detenzione.
Si trasferì in Costa Azzurra a Tourrettes-sur-Loup e morì a Cauterets il 12 agosto 1962 poco dopo aver finito l’affresco di una piccola cappella.