Come se il tempo non fosse mai trascorso, è ancora una volta una croce celtica a scaldare gli animi della campagna elettorale: il manifesto di Roberta Capotosti, consigliere della Provincia di Milano e candidata con Fratelli d’Italia al consiglio regionale della Lombardia, corre veloce sul web perché al collo della candidata brilla l’antico simbolo celtico. La comunità ebraica meneghina e gli ultrà della sinistra milanese si dicono “indignati”, ma lei non accenna alcun passo indietro e, anzi, si mostra “orgogliosa di indossare quel simbolo”.
Consigliere Capotosti, che significa indossare una croce celtica oggi?
Rappresenta le radici, il mio credo e il mio ideale: ne vado decisamente fiera. La porto con maggiore orgoglio all’interno delle istituzioni: la porto anche in consiglio provinciale perché fa parte di me e del mio modo di presentarmi. Le polemiche di oggi pomeriggio sono assolutamente prive di fondamento.
Eppure sul web impazza la fotografia del suo manifesto con la celtica e monta la polemica.
È tutta pubblicità per me, non mi porta via un voto. È la dimostrazione che non hanno argomenti politici e mi attaccano su questo, ma questa sono io: non ho una versione per la campagna elettorale e una per la vita comune. Io sono Roberta, sempre. Nella celtica c’è la mia storia e il mio credo di sempre. Oggi come domani, non la toglierò mai e non ci sarà mai qualcuno che me la farà togliere.
Per lei, come per tanti altri, è un simbolo che ha un grande valore affettivo, ma in passato alcuni politici hanno fatto scelte diverse dalla sua e l’hanno tolta o nascosta. Dopo questa ennesima polemica andrà ancora dritto per la sua strada?
Per me la celtica è un simbolo positivo e solare. Non vedo l’opportunità di nasconderla. Certo, non la ostento, ma fa parte di me: così come indosso l’orologio, porto la celtica. Quello che è successo oggi, non solo non mi farà cambiare idea, ma mi convince che sono assolutamente nel giusto e che continuerò a lasciare che la croce celtica faccia parte di me.
Come giudica l’attacco frontale della sinistra milanese?
Da parte loro è pura campagna elettorale. Questa faccenda è nata perché speravano di rovinarmi gli ultimi giorni di campagna, ma non credo che questa cosa mi possa danneggiare. Parlassero di politica e non della celtica. Questa polemica dimostra che non hanno alcun argomento politico per contrastare quello che noi proponiamo per la Lombardia e quindi virano sul personale.
E’ candidata al consiglio regionale con Fratelli d’Italia, ma, mai come questa, volta le liste che si rivolgono alla destra saranno tantissime. In questi giorni ci sono stati appelli all’unità politica all’indomani del voto. Crede sia una strada possibile?
La storia, più o meno recente, ci insegna che l’unificazione della destra diffusa è difficilissima perché condizionata da un forte personalismo di tutti quelli che la rappresentano. L’unione dei diversi movimenti è un sogno auspicabile, perché la dispersione sicuramente non aiuta, ma è per ora solo un sogno che io non credo realizzabile.
Sarà così difficile trovare l’unità a destra?
Sarà difficile perché ogni leader non è disposto a rinunciare al proprio ruolo: si preferisce comandare cinque persone piuttosto che essere militante insieme ad altri venticinque. Sono favorevole ai proclami all’unione ed ho seguito con interesse il progetto Itaca, ma credo che sia più facile lavorare dal punto di vista culturale rispetto a quello propriamente politico. Le idee sono trasversali e superano i movimenti che sulla scheda elettorale sono in competizione.