Linea dura di Papa Bergoglio contro la piaga della pedofilia nel clero. Posto in arresto il diplomatico polacco monsignor Józef Wesołowski. A suo carico era già in corso un’indagine penale per «per gravi fatti di abusi a danni di minori». Il caso era esploso a seguito dell’uscita di un’inchiesta a firma della giornalista Nuria Piera e pubblicata nel settembre 2013. Nell’articolo è emerso che il prelato pagava per fare sesso con minori e frequentava una zona di Santo Domingo famosa per la prostituzione minorile. Inoltre, un diacono, suo ex collaboratore, avrebbe anche riferito di avergli procurato giovani per dei rapporti a sfondo sessuale.
A Wesołowski – già condannato in prima istanza dalla Congregazione della Dottrina della Fede alla riduzione allo stato laicale al termine di un processo amministrativo penale canonico – sono stati notificati i capi di imputazione del procedimento penale avviato a suo carico. « La gravità degli addebiti – fa sapere la sala stampa vaticana – ha indotto l’Ufficio inquirente a disporre un provvedimento restrittivo che, alla luce della situazione sanitaria dell’imputato, comprovata dalla documentazione medica, consiste negli arresti domiciliari, con le correlate limitazioni, in locali all’interno dello Stato della Città del Vaticano».
Un’iniziativa penale che ha pochi precedenti nella storia recente dello Stato governato dal vescovo di Roma. Dietro c’è la mano ferma di Francesco. Lo si apprende nel bollettino emesso a firma di padre Federico Lombardi: «L’iniziativa assunta dagli organi giudiziari dello Stato è conseguente alla volontà espressa del Papa, affinché un caso così grave e delicato venga affrontato senza ritardi, con il giusto e necessario rigore, con assunzione piena di responsabilità da parte delle istituzioni che fanno capo alla Santa Sede».