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La polemica. Il Premio Acqui Storia il pluralismo e la libertà dal pensiero unico

by Aldo A. Mola*
17 Settembre 2014
in Cultura
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Premio AcquiStoriaIndifferente alle curiose dichiarazioni rese dall’ex presidente Valerio Castronovo a Massimo Novelli (“La Repubblica”, Torino, 9 settembre), riprese da “La Stampa (Alessandria,10 settembre ) e ribollite dal settimanale “L’Ancora” di Acqui Terme (14 settembre, col titolo fatuamente drammatizzante Acqui Storia: la crisi riesplode), il 14 scorso la Giuria della sezione scientifica ha scelto i vincitori dell’edizione 2014 del Premio Acqui Storia in tutta serenità, con serietà e indipendenza, come verrà comunicato nell’apposita chiarificatrice conferenza stampa.

Sentiti i colleghi della Giuria, per le funzioni svolte debbo esprimere sintetiche precisazioni sulle dichiarazioni del prof. Castronovo per liberare da dicerie e leggende infondate il Premio storiografico italiano più prestigioso d’Italia, fermo restando che i documenti dei suoi lavori sono a disposizione di studiosi e cittadini.

Ecco i fatti.

A differenza di quanto asserito, per disinformazione o malizia, il prof. Guido Pescosolido si dimise da presidente della Giuria (sezione scientifica) alla vigilia della designazione del vincitore dell’edizione 2011. Non si dimise affatto per dissenso nei confronti dell’assegnazione del Premio all’opera del prof. Roberto de Mattei sul Concilio Vaticano II: infatti lasciò la carica quando la Giuria non aveva preso alcuna decisione. Per suo successore il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria Pierangelo Taverna designò il prof. Castronovo, vincitore del Premio Acqui Storia nel 1978 e membro della Giuria dal 1981 al 1995. E’ disponibile l’elenco dei vincitori di quegli anni: storici di valore come Ugoberto Alfassio Grimaldi, Roberto Vivarelli, Claudio Pavone, Giorgio Spini; alcuni più graditi, altri meno, come ovvio. Negli anni seguenti il Premio imboccò una via davvero unilaterale: Paul Ginsborg, Angelo d’Orsi, Joze Pirjevic,… Ma non è questo il punto.

Nell’intervista rilasciata a Novelli, dalla quale, come detto, derivano l’articolo della “Stampa” di Alessandria e quello dell’ “Ancora”, Castronovo ha lamentato che a suo avviso era venuta meno “la possibilità di confronto e di discussione nella scelta dei volumi finalisti, constatando che alcune decisioni erano già state prese prima (…) mi sentivo isolato”. I Verbali delle sedute dicono l’opposto. E’ scontato che ogni giurato abbia proprie preferenze e che possano verificarsi concordanze di diversi giurati su medesimi titoli, migliori non per oscuro complotto ma per loro meriti intrinseci e quindi prevalenti per valutazioni individualmente maturate, poi convergenti nei lavori collegiali. Comunque, dopo lunghi confronti le giurie hanno sempre convenuto all’unanimità nella scelta dei finalisti e di vincitori molto diversi, alcuni dei quali proposti proprio da Castronovo e accolti dai colleghi. Le sedute si sono sempre svolte nei modi dialettici consentanei a un Premio impegnativo. A conferma della sua condivisione del merito e del metodo, il prof. Castronovo ha assistito alle premiazioni del 2012 e del 2013 e agli incontri conviviali conclusivi. A fugare ogni ombra basti ricordare la decisione, non nuova nella storia del premio, di conferire due ex aequo: nel 2012 a Giovanni Tassani e a Giuseppe Vacca, presidente della Fondazione Gramsci; nel 2013 al novantenne Ottavio Barié, già premiato nel 1972, e a Maurizio Serra, Ambasciatore d’Italia presso l’Unesco, per l’opera su Curzio Malaparte che include, tra altre, testimonianze di Giorgio Napolitano e di altri illustri esponenti di partiti di sinistra. E’ davvero incomprensibile come scelte di tal fatta possano essere qualificate “di destra” o addirittura “neofasciste” e se ne possa dedurre che lo spirito del Premio (ricordare la Divisione Acqui e la tragedia di Cefalonia) sarebbe stato “tradito”.

Certo non può essere addebitato alla Giuria se tra le 150 opere candidate al premio nei tre anni recenti non figurò alcuna opera pregevole sulla Divisione Acqui e su Cefalonia. Come, del resto, non ne sono state presentate su Illuminismo, età franco.-napoleonica. Risorgimento, unificazione nazionale (malgrado, nel 2001-2011, il forte richiamo del 150° del 1861), Unione Europea, crisi del Mediterraneo, Vicino e Medio-Oriente, tragedia dei Balcani, Europa Orientale e via elencando i temi che dovrebbero appassionare gli storici. La Giuria non scrive: sceglie tra quanto viene presentato.

Tre ultime considerazioni. Anzitutto, a differenza di quanto è stato insinuato, è assolutamente falso che la Giuria della sezione scientifica in carica sia formata da ex premiati. Nessuno dei suoi componenti è stato né finalista né premiato. In secondo luogo, grazie alla felice formula orchestrata dall’assessore e delegato all’Acqui Storia, Carlo Sburlati, la premiazione viene ripresa dalle maggiori televisioni, dà visibilità e risonanza non solo nazionale al Premio, ai suoi vincitori, agli enti e agli istituti che lo sorreggono finanziariamente e quindi, implicitamente, al faticoso lavoro delle Giurie.

Infine va detto che da anni la Giuria rende merito “alla carriera” di maestri di studi storici e della divulgazione. Le fece, per esempio, con Ennio Di Nolfo e Mario Cervi. Il 22 giugno del 2014 la Giuria conferì il premio speciale “alla carriera” (non “alla memoria”) a Roberto Vivarelli, storico davvero insigne del Novecento, purtroppo morto un mese dopo la designazione. Verrà debitamente ricordato con la consegna della Medaglia della Presidenza della Repubblica.

La premiazione del 18 ottobre sarà anche l’occasione per ribadire che l’Acqui Storia svolge la funzione voluta dai suoi ideatori: promuovere lo studio della verità storiografica sulla base dei documenti, non di sensazioni e dicerie, a beneficio di studenti, docenti, cittadini, al riparo da insinuazioni infondate e da intimidazioni mosse da chicchessia nei confronti di chi si è adoperato e si adopera per il suo prestigio, confortato dalla partecipazione di quasi duecento storici e scrittori e di decine di editori. Certo il Premio Acqui è l’opposto del “pensiero unico”, prediletto da chi vorrebbe soggiogarlo e ha scatenato una polemica infondata, a freddo, proprio alla vigilia delle decisioni del 14 scorso, presto ufficialmente comunicate.

*presidente-vicario sezione scientifica

Premio Acqui Storia

Aldo A. Mola*

Aldo A. Mola*

Aldo A. Mola* su Barbadillo.it

Tags: acquiculturalibertàpluralismopolemicapremiostoria

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