“Renzi non esulti per il rientro in Italia di Massimiliano Latorre: la sua gestione del caso è stata fallimentare. Se una Nazione consente che i suoi soldati vengano esposti ad un rischio perché il governo è incapace, non solo si perde credibilità sullo scacchiere internazionale, ma si espone allo stesso rischio qualunque altro uomo o qualunque altra donna indossi una divisa militare italiana”: con una intervista a Barbadillo.it Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha attaccato il governo Renzi e le posizioni di indolente temporeggiamento assunte dell’esecutivo italiano rispetto ai ritardi dell’India nel restituire i due Leoni del San Marco, prigionieri illegittimamente da oltre novecento giorni.
La Meloni era oggi a Roma per presentare “4 firme per l’Italia”. No alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso; ritorno dei Marò o ritiro dalle missioni internazionali; primarie a tutti i livelli per la selezione dei candidati; ‘Scarica tutto’: ogni spesa deducibile o detraibile dalla dichiarazione dei redditi. Sono questi i quattro punti dell’iniziativa di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, che prende il via oggi e che è stata inaugurata nella Capitale, in via del Corso.
Onorevole Meloni, perché questa petizione e cosa spera di ottenere Fratelli d’Italia?
“Vogliamo intervenire con delle petizioni su questioni che sono, secondo noi, dirimenti. Prima fra tutte, la questione fiscale: con una proposta di legge di iniziativa popolare, vogliamo puntare l’attenzione sul tema del cosiddetto ‘Scarica tutto’, questione che per molti rappresenta una soluzione efficace al problema dell’evasione fiscale. Se quando gli italiani comprano qualcosa, hanno poi la possibilità di scaricare gli acquisti dalle tasse, con più facilità chiederanno uno scontrino fiscale. Così si combatte l’evasione, e così si ha modo di ottenere maggiori introiti da destinare al complessivo abbassamento delle tasse”.
Perché dite ‘no’ alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso?
“Noi crediamo che uno Stato giusto si debba occupare del più debole, e il più debole, tra il desiderio, legittimo per carità, di una coppia omosessuale di avere un figlio, e il diritto del figlio ad avere un padre e una madre, è senz’altro quest’ultimo. Uno Stato giusto, ripeto, si preoccupa del bambino, un gesto sicuramente meno remunerativo in termini di consensi elettorali, ma che è senza dubbio la cosa giusta da fare”.
Sulla recente decisione del Tribunale di Roma di riconoscere l’adozione ad una coppia omosessuale, che posizione avete?
“Si tratta di uno di quei casi in cui la magistratura pensa di potersi sostituire al legislatore. La differenza sostanziale tra i magistrato e il legislatore, però, è che quest’ultimo è un rappresentante del popolo italiano, in quanto scelto dagli italiani, mentre il magistrato è semplicemente una persona che ha vinto un concorso. E certe questioni dovrebbero essere definite solo da chi rappresenta il popolo italiano, e cioè dal popolo italiano stesso”.
Ritenete la sentenza una sentenza illegittima?
“Sì, come tante altre, ad esempio la sentenza della Corte Costituzionale, costituita interamente di pensionati d’oro, che dichiara incostituzionale il prelievo proprio sulle pensioni d’oro. Ma la decisione del Tribunale di Roma nasconde anche il pericolo di non mettere, come invece la Costituzione prevede, l’interesse del bambino al centro delle decisioni che la politica e lo Stato assumono”.
Oggi è giunta la notizia di un possibile rientro del marò Latorre a casa, cosa chiedete con la petizione?
“Questa mattina si è saputo che il governo indiano ha accordato la possibilità a Massimiliano Latorre di rientrare, all’indomani dell’ischemia che lo ha colpito, e ovviamente siamo lieti del rientro temporaneo del Leone del San Marco. Il governo Renzi esulta ma fa finta di non vedere che quei due militari italiani sono stati detenuti in India per più di 2 anni, in piena violazione di qualunque norma del diritto internazionale. Noi, invece, più volte abbiamo proposto al governo italiano di convocare il Consiglio della Nato per annunciare il ritiro delle proprie truppe da tutte le Missioni di Pace in cui sono impegnate. Anche per questo, voteremo contro la legge di conversione del decreto legge sulla proroga delle Missioni Internazionali. Abbiamo presentato gli emendamenti abrogativi dei vari articoli, perché crediamo che l’Italia, a questo punto, debba solo ritirare i suoi militari.
Per quale motivo, secondo lei, il governo Renzi non è riuscito a riportare a casa i marò?
“Dietro il caso marò si cela un’incapacità di fondo sostanziale di far valere il diritto. Va comunque detto che su questa tematica il governo Renzi ereditava una situazione già molto compromessa. Ma è lo stesso governo che si dice coraggioso e altamente innovativo, e sorprende allora che sui marò abbia portato avanti la stessa identica linea dei già fallimentari governi precedenti, quello Monti e quello Letta”.
Cosa avrebbe dovuto fare invece?
“Matteo Renzi ha più volte detto di non alzare la voce sulla vicenda marò altrimenti il governo indiano se ne sarebbe potuto risentire. Ma questa tendenza a chiedere il permesso ad un governo che sta illegittimamente tenendo prigionieri due nostri militari è stata ed è, come dimostrano i fatti, del tutto fallimentare. Quando si vuole ottenere un risultato, bisogna avere qualcosa da scambiare o da minacciare. E quindi, o Renzi in qualità di presidente del Consiglio e Giorgio Napolitano come capo supremo delle Forze Armate si propongono per andare in India al posto dei marò, facendo capire che l’Italia non abbandona i suoi soldati; oppure, si minaccia di abbandonare le Missioni di Pace. Ma chiedere il permesso no, non si può, soprattutto di fronte ad una evidente violazione di norme”.
E in termini di credibilità, come e quanto ne abbiamo risentito?
“Se una Nazione consente che i suoi soldati vengano esposti ad un rischio perché il governo è incapace, non solo si perde credibilità sullo scacchiere internazionale, ma si espone allo stesso rischio qualunque altro uomo o qualunque altra donna indossi una divisa militare italiana. Se il bersaglio non è coperto, è un bersaglio facile, e così facendo, noi, stiamo mettendo in pericolo tutti gli altri nostri soldati”.