La mannaia del politicamente corretto procede senza sosta. E colpisce non solo nel giornalismo o nelle curve. Tra le vittime ormai finiscono triturati anche i comici.
Per fortuna, arrischiandosi su un terreno davvero scivoloso, ci sono uomini liberi che rivendicano il diritto a non allinearsi. Ora immaginereste un intellettuale, un insigne scrittore, un autore di best seller che rischia la sua fama per indicare libertà di pensiero inviolabili al tempo di uno strisciante totalitarismo orwelliano. Invece è un comico, Giacomo Poretti, sulle colonne domenicali de La Stampa, a sparigliare e a difendere l’autonomia che uno spazio pubblico deve garantire alla creatività e alla satira.
Poretti, ricordando di esser stato rimbrottato da una famiglia piemontese per una battuta di un suo spettacolo riservata al collega Aldo Baglio con un riferimento alla dislessia, è costretto ad difendersi dall’accusa di aver offeso una categoria debole.
La sua arringa procede composta e civile, pur rimanendo decisa nel contrastare i luoghi comuni. “La satira è un po’ così – scrive Poretti – grossolana: si usano stereotipi non per offendere, ma per essere più immediati: il medico lo si veste di bianco, il meccanico con la tuta, il contadino con la camicia a scacchi. Non mi dica che lei va in vigna con la grisaglia!? E poi, secondo me, quando c’è di mezzo la comicità è sempre meglio essere meno sospettosi”.
Il comico del trio Aldo-Giovanni e Giacomo rivendica la propria libertà di prendere in giro senza offendere. Del resto la solidarietà verso gli indifesi o i malati si può praticare (come nel caso di Poretti) senza sbandierarla in un video virale…
Ecco l’affondo che chiarisce i termini della questione: “Lei deve comprendere (scrive riferendosi allo spettatore piemontese che l’aveva criticato ndr) che l’ironia e la realtà sono cose diverse; se un comico non può nominare certe parole, come dislessia, straniero, grasso, magro, nero, omosessuale, donna, sordi, ciechi, diabetici, dispeptico, tatuato, claudicane, strabico, la comicità non esisterebbe”.
Avete capito come ci siamo ridotti?
Viva Giacomo Poretti e il suo coraggio civile nel perimetrare la propria (e di riflesso la nostra) libertà. Difendendola, con rara chiarezza intellettuale, dal totalitarismo del politicamente corretto.