Confiscati alla criminalità organizzata, in soli sei mesi, beni per oltre un miliardo di euro. Per vincere la guerra contro la criminalità organizzata bisogna colpire al cuore. E l’unica cosa che possa rappresentare il “cuore” di mafia, camorra, ‘ndrangheta è il denaro. Soldi, soldi e ancora soldi. Togliendo capitali alle cosche, si toglierà linfa vitale alla capacità pervasiva della malavita italiana. La magistratura e la Dia, da anni, indicano nelle loro illimitate risorse contabili ed economiche la forza irresistibile dei clan.
I dati e le cifre pubblicate nella relazione semestrale relative alla seconda parte del 2013 sono da capogiro e rendono, plasticamente, la potenza economica e finanziaria della “piovra”.
I beni confiscati alla malavita organizzata italiana ammontano a più di un miliardo di euro. Per la precisione, il valore totale è pari a 1.005.531.119 euro. Numeri spaventosi.
Colpita duramente Cosa Nostra e la mafia siciliana che s’è vista confiscare beni per poco più di 812 milioni di euro. Segue poi la ‘ndragheta che ha perso “roba” per poco meno di 120 milioni di euro. Mano pesante contro gli affiliati alla camorra che si sono visti confiscare beni per poco meno di 53 milioni di euro. In Puglia, le cosche si sono viste togliere beni dal valore di 250mila euro. Le cosche che non sembrano riconducibili a quelle storiche o a quelle localizzabili nelle sedi “storiche” del Mezzogiorno hanno perso beni per poco più di 20 milioni di euro.
Contestualmente, Dia e magistratura hanno chiesto 58 misure di prevenzione personali e patrimoniali nei confronti di presunti affiliati alle varie cosche criminali. Diciassette contro la mafia siciliana, quindici contro presunti esponenti della ‘ndrangheta, quattordici nei confronti di personaggi ritenuti riconducibili alla criminalità campana, quattro a quella pugliese e otto alle “nuove” organizzazioni criminali non ritenute “catalogabili”.