“Il primo squalo si fece vivo dopo una mezz’ora, un tigre, di 4 metri. Sai da cosa lo capisci quando sei in acqua? Dalla distanza fra la pinna dorsale e la coda“. In un silenzio terreo, interrotto solo dal rollio dell’ “Orca”, Quint (Robert Shaw) racconta ai due compagni di avventure la tragedia dell’equipaggio della sua nave affondata verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. La scena è tratta dal film “Lo Squalo” di Steven Spielberg (1975) e la storia del naufragio dell’ USS Indianapolis è reale come reale è la presenza degli squali in tutti i mari del mondo, Mediterraneo compreso. Anzi, è proprio nel Mare Nostrum che è stato pescato l’esemplare di pescecane più grande della storia.
Malta – Il 17 Aprile 1987 un piccolo peschereccio ‘aggancia’ uno squalo bianco (Carcharodon carcharias). Con l’aiuto di un secondo natante, l’animale è trinato verso riva. Sezionato, dal pesce escono un delfino, una tartaruga marina e un altro squalo. Al momento della misurazione sorpresa e meraviglia: 7,14 m vale a dire quasi un metro in più di quello catturato a Castillo de Cojimar (Cuba), nel maggio del 1945 ( 6.40 metri) che ne fa il più grande esemplare mai pescato.
Lungo le coste italiane – Malta, ma anche Sicilia, Jonio e Adriatico mari dei quale i grossi “bianchi” hanno sempre incrociato le acque. Nel 1979 a Gallipoli (LE) sulla banchina del porto fa bella mostra uno squalo bianco di 6,20 metri (nella foto), 20 cm in meno rispetto a quello cubano mentre, il 3 ottobre 1909, nei pressi di Rovigno (Istria, allora Impero asburgico) un peschereccio issò a bordo una bestia di 6,60 metri. Altri animali di dimensioni ragguardevoli sono stati spesso avvistati nello Stretto di Messina e nelle acque intorno a Favignana e Marettimo durante la “mattanza dei tonni”. Pare infatti che l’agitazione dell’acqua, il terrore dei tonni e il sangue che scorre alla chiusura delle reti siano elementi sufficienti ad attirare grossi predatori.
I “cagnazzi” di Trieste Il record di squali cacciati nel Mediterraneo lo deterrebbe Trieste, con significative catture di Carcharodon carcharias avvenute tra il il 1872 e il 1909. Anche nel porto Adriatico, infatti, operavano tonnare e i “cagnazzi” (come usavano chiamarli i pescatori giuliani) facevano capolino nel corso della caccia al tonno.
L’ ultimo avvistamento di un ‘bianco’ risale al 23 Luglio 2014, a largo di Catanzaro. Il video dell’incontro, disponibile in rete, è una suggestiva testimonianza del fascino, dell’imponenza e nel contempo della fragilità di animali sempre più vittime dell’ignoranza popolare. E’ bene ricordare come queste creature siano non un pericolo, bensì una componente essenziale del millenario rapporto tra i popoli mediterranei e l’elemento marino.