Malgrado si sia dimesso da Segretario Generale dell’Ugl, paventando un ritorno alla “catena di montaggio”, Giovanni Centrella non ha riacquistato quei tratti di umanità, che avevano fatto ben sperare al momento della sua nomina, nel 2010, dopo l’elezione di Renata Polverini alla presidenza della Regione Lazio. L’operaio della Fiat di Pratola Serra, sindacalista di base dei metalmeccanici, l’uomo semplice della provincia che arriva ai vertici di una delle quattro grandi Confederazioni sindacali italiane, portava con sé il fascino del sindacalismo d’annata. Sapeva di bracciantato meridionale, di popolo verace, poco avvezzo allo slang di certo radicalismo (un po’ chic) di sinistra. Più simile a Di Vittorio che a Epifani.
Purtroppo la dura realtà dei fatti (e delle accuse formulate dalla procura di Roma, che gli ha contestato l’ “associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita aggravata” di fondi del sindacato, insieme alla moglie e alla coordinatrice della Segreteria Generale) ha smentito le aspettative della vigilia. Vera o falsa che sia, l’immagine del sindacalista intento a fare shopping di lusso, a spese dei suoi iscritti, è inquietante. Tanto più se applicata ad un mondo sindacale che storicamente ha sempre fatto del volontarismo una delle sue bandiere.
A questo punto però per l’Ugl si tratta di voltare pagina e non solo con un’operazione di facciata, legata alle dimissioni del Segretario sotto accusa.
Se il passo indietro di Centrella continua a rispondere alle logiche spartitorie e alla volontà di potere della cordata che lo aveva voluto ai vertici della Confederazione, niente cambierà da quelle parti. Il problema è anche “strutturale” come, negli ultimi mesi, sono andati ripetendo alcuni “dissidenti”, capitanati dai tre dirigenti nazionali Conti-Favoccia-Rivabella, con la richiesta di più legalità, più trasparenza, più attenzione al territorio.
Sembrano essersene accorti anche quanti, fino ai ieri, erano allineati alle scelte di vertice. Tra questi Paolo Varesi, vicesegretario dell’ Ugl, che in una lettera, indirizzata agli iscritti del Sindacato, pubblicata da “RomaReport” arriva a scrivere: “E’ finito il tempo degli inciuci e delle scelte etero dirette. Temono la fine dei privilegi, hanno paura che io possa scoperchiare il vaso di Pandora e capire, se è vero che da quando è caduta la Giunta Polverini la condizione economica e politica della nostra confederazione è arrivata sull’orlo del collasso. Credo che sia la prima volta che qualcuno le si opponga con fermezza, senza paura e senza indietreggiare di un passo, neanche dinanzi a spregevoli allusioni e velate minacce”.
Colpita nel vivo, la Polverini, ora parlamentare di Forza Italia, si è affrettata a dichiarare: “La lettera che Varesi ha inviato a tutti voi (molti tra dirigenti, funzionari e iscritti, ndr) è disgustosamente diffamatoria e, quindi, ho dovuto procedere con un’immediata denuncia verso un Vice segretario generale dell’Organizzazione nella quale milito da oltre trent’anni”.
Siamo insomma alla guerra di tutti contro tutti (ex compresi) . E non è un bel vedere. Laddove invece i problemi del momento, l’ offensiva governativa contro le Confederazioni sindacali, i gravi problemi economici e sociali del Paese dovrebbero fare emergere ben altre priorità. Con in primo piano l’urgenza di traghettare l’Uglverso un autentico cambio di dirigenza e di passo. Malgrado le dimissioni di Centrella, se a vincere saranno infatti i soliti “gattopardi”, niente, cambierà veramente da quelle parti. E a finire sbranata sarà l’idea stessa di un Sindacato che ha nell’unità del mondo del lavoro e nella partecipazione sociale i fondamenti, statutariamente fissati, della sua stessa ragione d’essere.