“Il 28 aprile mi piace ricordarlo così”: l’antifascismo becero si materializza nel messaggio pubblicato da Diego Blasi, candidato di Sel alle comunali di Prato, accompagnato dalla fotografia che immortala i corpi dei gerarchi appesi alla tettoria del distributore di Piazzale Loreto, a Milano, nel 1945.
La dichiarazione del candidato del partito di Nichi Vendola ha subito suscitato la riprovazione da destra e sinistra. Gli risponde Matteo Prussi: “Scusa Diego…ma a me no…la memoria storica è una cosa, l’esaltazione della violenza di quel periodo terribile un’altra… Ruolo della nostra generazione non potrebbe essere una reale elaborazione verso una pace meno retorica e più condivisa?”. Ma il militante di Sel non demorde: “Matteo mi dispiace. Non sono per la pacificazione da questo punto di vista, sopratutto perché mi sembra solo retorica. Quella fu una guerra di liberazione. Per colpa dei fascismi morirono milioni di persone, fra cui tanti italiani innocenti. E vedendo la situazione attuale, dove in Europa crescono i partiti filonazisti, bisogna stare molto attenti all’idea di pacificazione, accettando nel confronto democratico queste forze politiche. Il 28 aprile rimane un simbolo e come tale va ricordato. Succede ogni volta che cade un regime. Su questo tema non cambierò mai idea, come imporrebbe di farlo il falso perbenismo dettato dal pensiero unico”.
Jonathan Targetti interviene ancora sulla bacheca di Blasi: “Siamo talmente piccoli e insignificanti rispetto a quel dolore, che più giovani siamo e più dovremmo tacere e riflettere. E studiare. Postare foto del genere su Facebook è da esaltati”.
Ha proprio ragione Giampaolo Pansa: la bottega delle idee della sinistra è davvero sguarnita, le soluzioni per affrontare gli scenari del nuovo millennio tardano a venire, e non resta che smerciare gli avanzi di magazzino pieni di veleno antifascista. La pietà muore in tanti modi: a Piazzale Loreto come nella vergogna di questo inutile oltraggio digitale.