La Finlandia è pronta ad uscire dall’Euro. Lo disse a luglio la Deutsche Bank, ma potrebbero dirlo anche i finlandesi stessi alle elezioni Europee, visto che il partito euroscettico “I veri finlandesi” è accreditato come primo nei sondaggi, dopo il boom del 2011, in cui divenne terzo partito del paese con il 19%.
Il paese è in crisi e secondo Standard and Poor’s rischia di perdere la fatidica tripla A, afflitto com’è da mercato del lavoro debole, calo demografico e pochi investimenti. Un segnale, questo dato al movimento euro critico, piuttosto forte, che proviene da uno dei paesi del nord Europa, proverbiali per i loro conti in ordine e per la loro stabilità economica.
Già a luglio, dicevamo, alcuni alti funzionari della banca centrale tedesca, avevano parlato di una possibile uscita dall’area euro da parte della Finlandia, dove sembra che la causa scatenante della crisi sia stata proprio l’introduzione della moneta unica, che ha provocato stagnazione nei mercati. Thomas Mayer, chief economist di Deutsche Bank, sosteneva già a metà del 2013 che i paesi teutonici e quelli nordici erano al limite della sopportazione e che sarebbero tornati alle monete nazionali, per non condividere più l’euro con gli stati più deboli. «Se fossi un consulente coniugale», diceva Mayer, «direi che il matrimonio dell’euro ha dei problemi e che il modo con cui i partner hanno deciso di collaborare non funzionerà. Dovrebbero fare un passo indietro e tornare alle promesse originali per la creazione di una base sicura».
L’analisi di Standard and Poor’s quindi certifica una situazione già nota. Inoltre va sottolineato che incrociando le dichiarazioni di Mayer con la proposta di creare un “euro del nord” avanzata dall’Alternativa per la Germania, partito eurocritico guarda caso in ascesa, si chiude il cerchio di un nord Europa che, nonostante abbia retto alla crisi meglio di altri, non crede più nel progetto dell’Unione. Per lo meno di questa Ue.
@cescofilip