C‘è un limite a tutto. A quello che si puo’ dire, anche in una campagna elettorale dove la gara è a chi la spara più grossa. E così il democristiano Giovanardi vince (ahinoi per ora, al peggio non v’è mai fine) la palma d’oro all’indecenza: l’onorevole in questione non è riuscito a trattenersi ed ecco altre sue dichiarazioni sul caso di Stefano Cucchi, uno dei cittadini italiani uccisi da uomini in divisa. Stefano fu picchiato durante l’arresto. E poi nelle celle del tribunale. E ancora in carcere dai secondini. E per finire fu abbandonato e sostanzialmente condannato a morte da alcuni medici e dottori dell’ospedale Pertini di Roma, nel padiglione destinato ai carcerati. Il tutto in sostanziale solitudine: la famiglia potrà rivederlo solo cadavere. Come se non bastasse, del caso Cucchi se ne parlerà solo perché la sua famiglia, disperata e coraggiosa insieme, darà l’assenso alla pubblicazione delle foto del cadavere di Stefano, pelle e ossa e tumefatto.
Ma torniamo all’esimio Giovanardi. Già all’epoca ci aveva stupito nel suo ruolo di governo quando aveva raccontato che Stefano era anoressico ed era morto perché “tossico”. Ovviamente difendendo a spada tratta carabinieri, polizia penitenziaria, medici e infermieri del Pertini.
Ma non è finita. Sempre Giovanardi è quello che definì ‘eroinomane’ il giovanissimo Federico Aldrovandi, morto ammazzato brutalmente da quattro poliziotti a Ferrara, ora condannati definitivamente al carcere per il loro crimine efferato.
Arriviamo a questi giorni. Giovanardi ci illumina con una nuova dichiarazione: Stefano avrebbe fatto quella fine perché picchiato dai suoi amici spacciatori. E ancora, la sorella di Stefano, Ilaria, avrebbe usato e starebbe usando la storia del fratello per fare politica.
Forse le sue parole non meritano commento. Poi però il pensiero va alla famiglia Cucchi che ha perso un figlio e un fratello. Agli amici di Stefano. A chi crede nella giustizia. A chi non vuole chiudere gli occhi davanti alle ingiustizie compiute dallo Stato. A chi, come chi scrive, al di là degli schieramenti politici, pensa che uno Stato degno di questo nome dovrebbe avere la forza e il coraggio di colpire e condannare chi compie un crimine con una divisa che dovrebbe rappresentare tutti noi e quindi compie un reato doppiamente odioso. E allora ecco il pezzo e il racconto delle perle di Giovanardi che purtroppo però è in buona compagnia, in quel partito trasversale della “polizia ha sempre ragione”. A prescindere. Come se fosse una debolezza dire che qualche volta c’è chi sbaglia.
D’altra parte Giovanardi era uno di quelli che ha sempre detto “sul volo a Ustica c’era una bomba, non c’è stato alcun missile”. Ora abbiamo capito: per trovare le verità sulle ombre di stato basta leggere le sue dichiarazioni. E convincersi esattamente del contrario.