Immaginate di avere un contratto a tempo indeterminato, andare al lavoro come tutti i giorni e tornare a casa con una lettera di licenziamento tra le mani senza aver ricevuto alcuna sanzione disciplinare o senza che la vostra azienda abbia improvvisamente dichiarato il fallimento. Vi chiederete come sia possibile…
Immaginate poi se la società in questione è addirittura un colosso delle telecomunicazioni, che dichiara sul proprio sito di «aver chiuso il 2013 con un utile netto di 481 mln di euro, realizzando la miglior performance del mercato italiano in un contesto altamente competitivo ancora influenzato dalla contrazione economica del paese». Continuerete a chiedervi come sia possibile…
Immaginate poi che l’Amministratore Delegato dell’azienda per cui lavorate, meno di un anno fa dichiarava su tutti i media che, al centro del proprio progetto di strategia industriale erano incluse le persone, affermando che «rappresentano il valore strategico più importante di un’azienda». Inizierete a non capire più bene cosa stia accadendo…
Immaginate, infine, di lavorare in un settore, quello dei negozi sociali, sul quale la vostra azienda sta investendo massicciamente, con testimonial d’eccezione, in pubblicità sulle tv ed i media in generale, decantandone le qualità e la professionalità offerta ai clienti. Penserete di essere vittima di una candid camera, oppure di essere finiti nel bel mezzo di un terrificante incubo dal quale non riuscite a svegliarvi. Per quanto tutto questo possa apparire sconclusionato come nella migliore tradizione kafkiana è purtroppo tutto reale.
Tranquilli, vi sveleremo subito luogo, anno, lavoratori coinvolti ed azienda incriminata: Spoltore (Pescara) – 25 marzo 2014 – 4 addetti alle vendite – azienda WIND Retail (negozi sociali 100% controllati dalla WIND Telecomunicazioni SpA). Come è possibile che accada tutto ciò? Ora qualcuno inizierà a domandarsi: “Ma allora neppure con il mio bel contratto a tempo indeterminato posso stare tranquillo ed arrivare, si spera, ad una tranquilla pensione tra molti, molti anni”?
La risposta è “no”! Con l’avvento di quel melting pot di norme sconsiderate denominate Legge Fornero e con la diabolica invenzione del “giustificato motivo oggettivo”, un’azienda come Wind con oltre 8mila dipendenti ed un tale fatturato può licenziare quattro lavoratori (un uomo e tre donne di cui una in maternità) e chiudere un punto vendita, negando a priori qualsiasi ipotesi di ricollocamento dei lavoratori in altri negozi o in altra sede.
E a noi non rimane che ipotizzare che questa pratica forse non sia stata e non sarà neppure l’ultima e forse da qualche parte in Italia altri quattro ragazzi ed altri punti vendita Wind Retail siano stati già chiusi o stiano per chiudere. E forse ipotizziamo noi, maliziosamente, che altri ancora verranno aperti a breve, magari in nuove zone e magari con personale somministrato, che costa meno e garantisce quella bella parola che tanto piace alle aziende nostrane: la flessibilità. Mentre la si dovrebbe chiamare con il giusto nome: la precarietà.
Che cosa emerge da questa vicenda? Nessuno pensi di essere al riparo dai guai solamente perché a differenza di tanti milioni di precari ha la fortuna di avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Impariamo, allora, a dare prima ancora di ricevere, doveri e poi diritti, ma soprattutto a lottare al fianco di chi ha meno voce di noi. E poi alziamoci ed andiamo a firmare i referendum della Lega Nord per abrogare finalmente la Legge Fornero. Il giorno dopo saremo tutti coscienti di aver finalmente fatto qualcosa di buono.
*segretario nazionale Ugl-Telecomunicazioni