
Qualcuno lo ha definito il Brera del Sud, ma lui era Vladimiro Caminiti punto e basta. Penna finissima, figlio di un violoncellista, narratore prestato al giornalismo sportivo, emigrante panormita a Torino che lo accoglie come un figlio. La sua prosa era evangelica, ha insegnato a descrivere una partita di calcio «partendo dal verde del campo e dall’azzurro del cielo».
E sulle colonne del Guerin Sportivo, già nel 1985, quando scriveva di un estroso peruviano dalla folta chioma, parlava di noi.
«Conobbi Barbadillo, cittadino onorario di Avellino dove riusciva coi sudati risparmi ad aprirsi un ristorante. Perché non è vero che tutti gli stranieri sono pagati come nababbi. A Udine, dove pagavano Zico quanto un esercito di buoni giocatori, a Barbadillo che è una ala coi fiocchi e coi controfiocchi non riconoscevano un aumento. La storia dice che sono i miti con le loro ribellioni mai levantine a determinare le svolte».
