A prescindere dalle motivazioni giudiziarie, che hanno spinto il Tribunale di Reggio Calabria a condannarlo a 6 anni per abuso e falso e all’interdizione dai pubblici uffici per una vicenda legata a quando era Sindaco della città, la riflessione, che a noi oggi più interessa, è quella dell’uomo Peppe Scopelliti e della sua storia, che incrocia anche quella di una parte dei lettori di Barbadillo.
Segretario Nazionale del Fronte della Gioventù, nell’omonimo libro, Alessandro Amorese lo descrive come “un giovane arrivato da poco tempo, che abbinava sapientemente la passione per il basket a quella per la militanza politica”, che grazie al suo carisma e al suo lavoro portò risultati straordinari per il Fronte dell’epoca nella “trincea” di Reggio Calabria.
Il cursus honorum di Scopelliti è invidiabile, da giovane consigliere comunale a Governatore della regione più povera e -da calabrese aggiungo- più ingestibile d’Italia. Un’eredità pesante, quella ricevuta da Scopelliti a livello regionale, ma a pagare ieri è stato chiamato per il suo operato da Sindaco, quando al secondo mandato la città gli rinnovò la fiducia con il 70% dei voti.
Un’elezione bulgara. Poi la scelta di correre per la Regione e di conquistarla, ma con un occhio sempre rivolto alla città sullo Stretto, che intanto subiva la scoperta di un buco di bilancio milionario e l’onta di uno scioglimento per contiguità mafiosa. Ecco che ritorna la “trincea” di Reggio Calabria.
Scopelliti, che viene condannato a pagare più di quanto richiesto dall’accusa, condanna che pesa come un macigno anche su noi calabresi, fieri militanti del FdG e di AG prima, del NCD o di FdI-AN adesso.
Sì, perché a livello calabrese, nel bene o nel male, è lui il punto di riferimento della Destra o di quella che fu; io stessa non ho apprezzato le scelte politiche compiute di recente. Mai, infatti, avrei voluto vederlo diventare sostenitore di Alfano perché la sua storia “urla” altro.
E in Calabria molti si sono sentiti traditi per questa scelta; altri, invece, hanno seguito l’Uomo e non l’Idea.
Oggi, all’indomani di questa sentenza, gli stati d’animo sono contrastanti. C’è chi esulta ritenendo la condanna di Scopelliti la panacea di tutti i mali, chi è disperato perché perde il proprio leader…e poi ci sono gli sciacalli, da una parte e dall’altra, che si sentono legittimati adesso a sferrare l’ultimo attacco al Governatore ferito.
Al Peppe Scopelliti uomo, non politico, dedico: “Figli di Gondor, figli di Rohan.. fratelli miei.. vedo nei vostri occhi, la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore…. ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà.. in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza… ma non è questo il giorno.. ci sarà l’ora dei lupi.. e degli scudi frantumati quando l’era degli uomini arriverà al crollo.. Ma non è questo il giorno! Quest’oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro.. su questa bella terra.. v’invito a resistere! Uomini dell’Ovest!”
Perché se Scopelliti ha sbagliato, la Giustizia lo accerterà con una sentenza definitiva. Per adesso rimane solo un “caso Fallara” in cui una donna è morta in tragiche circostanze e la città di Reggio Calabria è uscita distrutta insieme al suo ex sindaco.