Qualche giorno fa, l’ufficio stampa di Scelta Civica ha inviato alle redazioni dei giornali questo lapidario comunicato, riportato da Alessandro Gilioli nel suo blog sul sito de L’Espresso: «Spettabile redazione, è disponibile dalle 17 sull’account @SenatoreMonti un video di sei secondi che ritrae Mario Monti e la moglie Elsa mentre passeggiano in corso Buenos Aires a Milano».
Sicuri che servisse Twitter per questo genere di cose? Perché per esempio in Corea del Nord per queste cose se la cavano benissimo senza. Del resto il rapporto fra Monti e i social media non è mai stato troppo semplice. Pensiamo all’hashtag che ha dominato incontrastato nelle ultime ore in seguito alla proposta (poi smentita) di voler ridurre le vacanze estive agli studenti: #sucamelamonti. Il Professore, poi, dimostra chiaramente di avere un rapporto strumentale con il web. Intanto è molto seguito ma non segue nessuno. Di rispondere alle domande, anche quelle serie e formulate in modo civile, non gli passa per la testa. La maggior parte dei tweet sono dello staff. E quando ci mette del suo, con il “wow”, le faccine e i punti esclamativi in sequenza, sembra uno di quegli anziani che si mettono il gel e vanno in discoteca sperando che nessuno si accorga della differenza anagrafica e antropologica.
Del resto Monti è in buona compagnia. Delle prestazioni web di Berlusconi non ne parliamo: si tratta pur sempre di uno convinto che il più noto dei motori di ricerca si chiami “gogol”, uno che per rivedere le trasmissioni a lui avverse si fa portare – testuale – la “cassetta” dai suoi collaboratori. Decisamente più attivo è Gasparri, che tuttavia non riesce a esimersi dal farsi incastrare nei flame, mostrando talora un fastidioso atteggiamento da bulletto come quando disse a un ragazzino “non sei nessuno” basandosi sull’esigo numero dei suoi follower. La sinistra, del resto, fece peggio, elevando il suddetto ragazzino a martire del libero pensiero prima di accorgersi che il resto dei suoi tweet erano un misto di volgarità, razzismo e inviti generalizzati al consumo di droga. Una menzione la merita del resto anche Fini, che qualche giorno fa si è vantato di essere presente anche su… Google Plus!
Insomma, fortuna che c’è lui, Beppe Grillo. Il vero profeta del web. Il cantore della democrazia informatica. Con Beppe siamo sicuri. Sicuri? Alcune recenti uscite del leader del M5S lasciano più di qualche dubbio. I giornali hanno infatti diffuso in questi giorni alcuni brani del dialogo a tre fra Grillo, Dario Fo e Gianroberto Casaleggio raccolto nel libro “Il grillo canta sempre al tramonto”, pubblicato da Chiarelettere. Fra i brani diffusi spicca la spiegazione di YouPorn come fenomeno di web-democrazia. Stiamo a sentire il comico genovese: “Tu hai voglia di avere un rapporto con una donna. Se prima andavi per le strade, ti mettevi d’accordo con una prostituta e la portavi in albergo, adesso ti colleghi al sito YouPorn, vai a vederti un filmetto porno che ti piace, due donne insieme, in tre, con un cavallo, quello che vuoi. Dopo che hai visto questo filmato gratis, sul monitor appare automaticamente il genere di donna che hai visto. Abita vicino a te, nella tua città e se vuoi si collega con te immediatamente. Lei è in casa sua che ti guarda con una webcam e tu guardi lei. Se vuoi parlarle clicchi, fai conoscenza e ti metti d’accordo per una prestazione. In questo modo il rapporto è diretto, non c’è più il magnaccia, lo sfruttatore, e non vai più per strada. La rete toglie tutte le intermediazioni, toglie anche le donne o gli uomini dalla strada”.
Ecco, ora qualcuno deve avere il coraggio di dirglielo. Proviamo noi: vede signor Grillo, da che mondo e mondo la pornografia virtuale sfrutta specchietti per le allodole per far credere agli internauti di poter avere a che fare con le simpatiche signorine ritratte in video anche nella real life. YouPorn non fa eccezione. Ma, caro signor Grillo, quelle webcam che improvvisamente le si aprono sul monitor, quelle chat che compaiono all’improvviso con saluti ammiccanti, quegli annunci che spiegano come trovare donne nella tua città – ecco, è tutto farlocco. Sono esche per gli allocchi. Tutti sanno che si tratta di escamotage per diffondere virus o spillare soldi. Sono come gli annunci del tipo “sei il milionesimo visitatore di questo sito, clicca qui per ritirare il premio” o “salve, siamo la sua banca, stiamo verificando i suoi dati, può inserire qui numero di conto e password?”. Nessuno ci casca, nessuno ci crede. Nessuno a parte gli anziani con fisse giovanilistiche e un uso del pc da neofita entusiasta. Vero signor Grillo?