Popolo sovrano, come recita lo slogan del congresso. Sovranità – popolare, territoriale e monetaria – è il tema rilanciato da Fabio Rampelli, deputato di Fdi e animatore del congresso di fondazione. «Noi siamo euro-critici, non euro-scettici. Ci piacerebbe quindi che l’Europa fosse più disponibile nei confronti degli Stati membri della fascia meridionale. Abbiamo intenzione, da ora alle Europee e anche dopo, di porre con forza l’uscita dall’euro come questione prioritaria. Non perché l’uscita dall’euro sia un dogma, ma perché deve diventare il grimaldello con il quale ribaltare i rapporti di forza con la Germania che sta mettendo in ginocchio altri Paesi. L’euro diventa la parola d’ordine per rinegoziare i trattati».
Così Rampelli, a margine del suo intervento sul palco di Fiuggi, ci ha presentato l’appuntamento di maggio con le elezioni Europee. Un appuntamento che, ne è sicuro, riserverà a Fratelli d’Italia, «dei bei risultati». Fratelli d’Italia che Rampelli stesso ha definito «un partito giovane e fresco, ancora piccolo, ma che crescerà». E che «andrà avanti per la sua strada. Non deve concorrere con la Lega Nord o Beppe Grillo». Quest’ultimo «soprattutto per quanto riguarda la politica internazionale ha poche idee e molto confuse».
È certo Rampelli che la neonata Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale «con alla guida una leader, Giorgia Meloni, molto apprezzata e in grado di parlare a 360 gradi» saprà parlare a tutti: «A cominciare ovviamente dalla destra, ma senza barriere e conformismo». Una leader che a suo avviso saprà far imporre il suo partito in Europa. Un’Europa che deve capire «quanto le occorra la presenza dell’Italia. Siamo il primo contribuente d’Europa in relazione al nostro prodotto interno lordo; siamo un Paese di 60 milioni di persone; siamo la terza economia. Se l’Europa pensa ancora di rapportarsi con l’Italietta da prima Repubblica, allora si sbaglia di grosso. Vogliamo essere considerati alla pari della Germania, della Francia e della Gran Bretagna. Basta subire invasioni di campo e mortificazioni di sovranità».
E Fiuggi è una tappa di questo percorso. «E’ una ripartenza – dichiara Rampelli – Un modo per riguardare a cosa accadde nel 1994». Che cosa accadde? «All’epoca – spiega Rampelli – nell’immaginario, Fini sarebbe dovuto essere un innovatore e un modernizzatore, l’uomo capace di prendere per mano un partito fino a quel momento escluso dai giochi della politica. Invece non andò così perché fino a poche settimane prima quel partito era introflesso sul nostalgismo rispetto al ventennio del fascismo. Non siamo a Fiuggi non per celebrare quella svolta, ma per celebrare la generazione che vent’anni fa iniziò a costruire il radicamento della destra nella società. Molta parte di quella destra – continua – è oggi in Fratelli d’Italia. E noi vogliamo farla crescere, perché la politica non può più essere la rincorsa delle occasioni perdute, gli scenari vanno anticipati. Se Alleanza Nazionale fosse stata capace di farlo 20 anni fa, forse non sarebbe nemmeno nata Forza Italia. E invece noi, ad esempio, arrivammo tardi all’appuntamento con Tangentopoli: ci arrivammo con Berlusconi che, nell’immaginario, ci sdoganò. Ma noi eravamo in grado di farlo da soli, non fummo capaci».
E allora, che significato ha oggi il simbolo di Alleanza Nazionale all’interno di quello di Fratelli d’Italia? «Quel simbolo – conclude Rampelli – oggi vuol dire ricongiungersi con le proprie radici, senza fare analisi manichee, senza tagliare la realtà con l’accetta, ma con il desiderio, finalmente, di andare in profondità, di vedere e riconoscere i limiti e le occasioni mancate, per non arrivare più tardi agli appuntamenti con la storia».