Tutti i leader politici italiani hanno stabilito una qualche presenza sui social media. La maggioranza tende ad utilizzarli come ulteriore megafono per diffondere pensieri e contenuti destinati anche ai cosiddetti media tradizionali.
Storicamente il centrodestra italiano ha scontato un certo ritardo nei confronti della sinistra in merito alla comunicazione nel web 2.0, vuoi perché i primi a elaborare strategie ben pianificate sui social media furono esponenti come Di Pietro e Vendola, vuoi perché nel centrodestra la comunicazione si è maggiormente rivolta al mezzo televisivo per la presenza di Berlusconi.
Tuttavia, negli ultimi due anni il gap si è gradualmente ridotto. Ad oggi uno dei leader politici più attivi in questo campo è Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, che conta un account twitter, un profilo su facebook, un blog personale e un canale youtube, a cui si aggiunge l’intero network web del partito. E il tasso di partecipazione, ad esempio il rapporto fra sostenitori e interazioni sulla pagina facebook, è notevole.
Non solo copia e incolla di testi e contenuti destinati ai media tradizionali, bensì altrettanti appositamente social e continui rimandi fra attività offline e online. Attraverso un linguaggio piuttosto gergale ripropone con forza alcuni degli storici cavalli di battaglia del partito nell’intento di rinsaldare una base probabilmente disillusa dopo la débâcle delle ultime tornate elettorali.
Il leader leghista ha recentemente pubblicato in tempo reale la foto di una pizza appena impastata e, rivolgendosi ai propri followers, ha detto “stasera a casa Salvini pizza fatta in casa”. Gesto temerario se consideriamo che la pizza non si presentava nell’aspetto come delle migliori ed è considerata uno dei piatti napoletani per eccellenza. Ma proprio qui risiede la chiave del successo di un contenuto sui social media.
Indipendentemente dai commenti di scherno che ne sono seguiti e dalla banalità della foto in sé, il numero delle condivisioni (indice della viralità di un contenuto) sono da grande operazione comunicativa: 750, e da semplice pizza a contenuto virale. Insomma, quale che sia stato lo scopo del post, ha sicuramente dato molta visibilità alla presenza sui social mediadell’eurodeputato.
Ma perché se un esponente leghista pubblica la foto di una pizza questa ottiene molti più apprezzamenti (oltre quattro mila) e diventa molto più virale rispetto ad un manifesto che inneggia a un qualsiasi slogan di partito?
Perché attraverso i social network un politico ha l’opportunità di mostrare, strategicamente e per aumentare la partecipazione della community, gli aspetti, come quel lato di semplicità, umiltà e quotidianità, che difficilmente nella comunicazione sui mezzi tradizionali possono essere resi noti e valorizzati. Pazienza se il contenuto lascia esteticamente a desiderare. Anzi, forse meglio così.
Ciò che lo rende un successo virale è il contrasto che esprime con l’immaginario comune che le persone hanno nei confronti della politica. Un po’ come il tripudio di apprezzamenti che riscosse Vendola quando pubblicò la foto che lo ritraeva a tavola davanti a una cena, non troppo sfarzosa, appena preparata dalla madre.
Difficile stabilire se questo significhi un’effettiva banalizzazione dei contenuti e del dibattito politico. Certamente i social media, che consentono di autorappresentarsi e comunicare in prima persona superando la mediazione svolta dai mezzi di comunicazione, permettono più degli altri di evidenziare (e valorizzare in termini virali e di gradimento) questi aspetti e retroscena della vita politica -e non- del personaggio.