«Siamo in marcia per creare la più grande minaccia all’establishment mai vista nell’era moderna». Lo dichiara Nigel Farage allo scoccare del mese di marzo e all’avvicinarsi delle elezioni Europee. Farage su questa consultazione si gioca la possibilità di portare il suo partito, l’UKIP, ad essere tra le prime forze del Paese, se le previsioni del diretto interessato si avvereranno. Per questo in una convention a Torquay ha ribadito con forza la linea del partito su due argomenti chiave: l’immigrazione e l’Europa.
Senza mezzi termini Farage ha detto che l’Inghilterra è stata resa «irriconoscibile» dall’arrivo in massa di stranieri. «In molte parti dell’Inghilterra non si sente più parlare in inglese, questo non è il tipo di comunità che vogliamo lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti». Tutto questo ha rovinato il tessuto economico della nazione perché, secondo il leader dell’UKIP, questa è tutta manodopera non specializzata. Questo è un problema che affligge tutta l’eurozona e l’Inghilterra ne è vittima per colpa di «una classe politica che si è venduta a Bruxelles e all’Unione Europea. Rimanendo nell’UE non si può avere una propria politica migratoria perché non si possono controllare i propri confini».
Nigel Farage vuole quindi creare un “terremoto politico” – simile a quello portato in Italia da Beppe Grillo – per arrivare poi ad esprimere un primo ministro. L’obiettivo finale sarà quindi un referendum per uscire dall’Unione Europea e riacquistare la propria sovranità nazionale. Referendum promosso di fatto anche dal premier David Cameron, attuale leader dei Tories. Va infatti detto che la crescita dell’UKIP che, pur rimanendo una forza di matrice liberale, si pone alla destra del tradizionale partito conservatore inglese, rischia di indebolire moltissimo l’attuale governo e di rivoluzionare la destra inglese.
Nigel Farage balzò agli onori delle cronache in Italia e in Europa per un famoso intervento al Parlamento Europeo, successivo alla crisi greca e alla crisi di governo italiana, nel quale accusò le burocrazie europee di aver compiuto delle ingerenze gravissime nella politica degli stati membri. In realtà la lotta antieuropeista dell’UKIP dura dal 1992, quando una parte dei tories fece una scissione per protestare contro la firma del trattato di Maastricht. Dopo più di 20 anni la vittoria della loro battaglia sembra avvicinarsi.