Negli ultimi giorni sta spopolando sui social network italiani la nuova sfida dai natali australiani, importata direttamente da oltremanica. Se il nome NekNomination non dice nulla ai più, inizia però a diventare familiare imbattersi su internet in video di giovani che, una birra dopo l’altra, uno shot dopo l’altro, rigorosamente di fila, rigorosamente senza dare cenni di cedimento, sorridono orgogliosamente alla telecamera che li sta riprendendo. Una volta portata a termine la sfida si nominano alcune persone che devono, entro ventiquattro o quarantotto ore, dimostrare di sapere bere la stessa quantità di alcolici o, perché no, una quantità maggiore. E la sfida continua.
In altri Paesi la variante più utilizzata di questo gioco è quella di impegnarsi, dopo aver bevuto più alcolici possibili, in azioni generalmente impossibili da portare a compimento in quello stato, e che non di rado hanno causato danni ingenti allo sfidante di turno. Per ora a morire per questa pratica giovanile sono stati due ragazzi a Dublino, uno a Cardiff e uno a Londra, ma nonostante gli avvertimenti di esperti e non, la catena di Sant’Antonio del ventunesimo secolo non si ferma.
Che l’alcol faccia male si sa. Tutti gli studiosi dell’uso e dell’abuso di sostanze sono a conoscenza del fatto che il loro consumo avvenga da sempre a dispetto delle conseguenze negative. Seppur la NekNomination possa essere pericolosa proprio per questo, quello che colpisce questa generazione è qualcos’altro. Negli ultimi anni, grazie a internet che permette la condivisione in tempo reale di quello che avviene nel mondo, ci si ritrova a confrontarsi con vari fenomeni che sono sempre esistiti, ma sui quali solamente ora si punta l’attenzione. Per di più, oggi è possibile diventare con facilità dei protagonisti, essere al centro del dibattito, dire sempre la propria ed essere ascoltati. Nonostante queste incredibili e reali possibilità di emergere, c’è chi decide di fare, semplicemente, la NekNomination. Non di rado ci si è ritrovati a guardare video o foto pubblicate da persone che, goliardicamente, avevano ripreso l’amico di turno in preda ai fumi dell’alcol, ma mai di persone che, per loro stessa volontà, si sono messe sul web vantando classe e fermezza durante una bevuta senza sosta.
Cosa differenzia, e cosa differenzia profondamente, una sfida tra amici all’interno di un pub, una casa o un locale qualunque, con una sfida condivisa su internet? Qualcuno parla di crisi di valori. Eppure si beve da sempre. E i giochi tra amici, anche di questo genere, si fanno da sempre. Quello che è veramente cambiato è il modo dei giovani di porsi nei confronti del mondo e di farsi vedere dal mondo. Mentre in anni non sospetti sarebbe stato motivo di vergogna essere visti da qualcuno in modo non perfettamente adeguato o di essere conosciuti per qualcosa di fondamentalmente stupido, ora siamo noi i primi a voler essere visti così.
L’argomento potrebbe essere facilmente trattato parlando di leggerezza, oppure di uomini che cercano, anche disperatamente, di essere maschi alfa mostrando tutta la loro forza e la loro virilità in una gara all’ultimo bicchiere. Eppure, alla sfida partecipa una tipologia di uomini fin troppo eterogenea e sarebbe intellettualmente sbagliato e alquanto superficiale ancorarsi su un’analisi di questo genere.
La verità, più difficile da accettare e da affrontare, è che in quest’epoca in cui fino a quaranta anni si è giovani, in cui tutti quanti abbiamo diciassette anni per tutta la vita, abbiamo distorto l’immagine di noi stessi così tanto da non riuscire più a capire né chi siamo né per cosa vogliamo essere conosciuti. Abbiamo paura di mostrare le nostre capacità, paura di essere noi stessi a dispetto delle conseguenze, a dispetto del piacere e del non piacere agli altri. Paura di mostrare cosa sappiamo fare e chi siamo realmente. Perché mettersi in gioco con l’alcol è molto più facile che mettersi in gioco con se stessi.