Il possibile accordo tra l’alleanza di centrodestra guidata dal candidato governatore Francesco Storace e i radicali fa senza dubbio rumore ma risultano fuori luogo, sterilmente ipocrite, le scomuniche provenienti dal Partito democratico nei confronti di questa convergenza (determinata dell’esclusione della pattuglia dei riformatori dalle proprie liste). Oltre ai boati della propaganda – la contesa delle regionali nel Lazio si deciderà per una manciata di voti e i pannelliani potrebbero essere decisivi – è innegabile che nella prima repubblica ci siano state campagne politiche nelle quali “fascisti” e radicali sostenevano da sponde opposte le medesime tesi: è il caso della lotta alla partitocrazia, cavallo di battaglia almirantiano nonché tema centrale dei programmi di Marco Pannella. “Tra Pannella e Almirante – spiega Paolo Martini, direttore di Radio Radicale – emergono differenze su alcuni grandi temi come la pena di morte, ma di contro appaiono sorprendenti le assonanze lessicali comuni, dal momento che Pr e Msi sono stati a lungo, pur da posizioni distanti, entrambi avversari implacabili della deriva partitocratica della Repubblica italiana”. Nel 1982 fu sempre Pannella a rompere la consuetudine infame dell’arco costituzionale per denunciare “il fascismo degli antifascisti” ad un congresso del Movimento sociale italiano. Allo stesso modo è utile ricordare le battaglie garantiste che videro i giovani eretici della destra al fianco dei radicali nella campagna per la libertà di Paolo Signorelli o l’attenzione per il destino delle carceri che ha spinto tanti ragazzi del Fronte della Gioventù a collaborare con l’Associazione “Enzo Tortora. Per la giustizia giusta”. E questa identica sintonia garantista fu il motore dell’incontro tra Giano Accame, Francesca Mambro e Sergio D’Elia nella festa dei giovani di Alleanza Nazionale a Roma, nel 1998.
Nella seconda repubblica i radicali nel 1994 condivisero una breve esperienza con cattolici, liberali e postmissini nel primo governo Berlusconi. E poi ripetutamente si sono incrociate le istanze presidenzialiste dei radicali con quelle di Alleanza Nazionale. Le sintonie sono state tante (come per la legge Simeone), al pari delle dissonanze (sull’antiproibizionismo, sui temi etici e sulle guerre imperialiste o umanitarie). Adesso con l’offerta di uno spazio che ne garantisca il diritto di tribuna, radicali e postfascisti potrebbero ripercorrere un pezzo di strada insieme nel Lazio. Nessuno scandalo. Viva lo scandalo.