Gli italiani danno fiducia alle forze dell’ordine Secondo una recente indagine Demos il 70 per cento degli intervistati vedono in Polizia e Carabinieri l’istituzione a cui dare il maggiore consenso. In fondo alla classifica ci sono i partiti politici con solo il 6 per cento della fiducia. Al centro un 30 per cento di italiani, che ritiene che si possa rinunciare alla democrazia per provare a raddrizzare il Paese.
La fotografia è netta. Senza chiaroscuri. Certamente realistica. Tanto da invitare a riflessioni attente alle reali domande ed inquietudini del Paese, a ciò che trasversalmente (senza distinzioni di appartenenza politica) tutti gli italiani percepiscono come una necessità impellente, la quale è certamente legata ad una domanda di sicurezza, ma che va letta anche alla luce dell’inaffidabilità dei partiti politici e , più in generale , delle istituzioni rappresentative. L’aumento della piccola criminalità, l’emergere sempre più diffuso dei furti negli appartamenti, specie in zone popolari, fenomeni di violenza gratuita, un generale degrado del nostro vivere sociali sono la prima linea, quella più immediata, di una domanda di sicurezza che si coniuga con una richiesta di “vicinanza” delle istituzioni, a cui solo le forze dell’ordine sembrano in condizione, oggi, di dare risposta.
Da qui, dallo loro visibilità e continuità, nasce l’apprezzamento dei cittadini, che colgono in loro una risposta diretta, ma non definitiva, ad una crisi di sistema sempre più grave e dalle prospettive confuse.
E’ perciò superficiale, di fronte a domande del genere, gridare – come ha fatto qualche commentatore della stampa “perbenista” – ad un ipotetico “nuovo fascismo” pronto ad ingoiare il sistema democratico. Più corretto sarebbe chiedersi, giunti a questo punto, se non sia piuttosto necessario ripensare il nostro sistema democratico. Se al di là dei partiti non sia urgente individuare nuovi meccanismi rappresentativi. Se, dopo anni di tolleranza, non sia impellente una grande, trasversale battaglia della legalità, in grado di dare sicurezza, di realizzare concretamente uno stato di diritto (dove chi sbaglia paga), di fare sentire le istituzioni vicine ai cittadini.
Più che agitare fantasmi, che sanno di naftalina, è necessario guardare al vissuto della gente, evitando sterili schematizzazioni. I problemi ci sono, gravi e reali, ed attendono soluzioni più che giudizi moralistici o la politica dello struzzo: non guardare, sperando che i problemi si risolvano da soli.