Dimentichiamo per un attimo l’Europa dei burocrati e dei banchieri e cerchiamo, per quanto possibile, di conoscere e sfruttarne le risorse di cui noi stessi italiani siamo contributori netti, più di francesi e tedeschi.
Il 1 gennaio 2014 si è inaugurato un nuovo ciclo di programmazione delle politiche che vedrà il suo termine nel dicembre 2020. La Strategia Europa2020, dopo mesi di discussioni e negoziati tra gli Stati Membri, entra nel vivo con una faraonica ondata di milioni di euro che, se ben utilizzati, potrebbero rilanciare la competitività del Vecchio Continente.
L’Unione Europea per il nuovo settennato ha pianificato un bilancio di 959.988 mln di euro (Multiannual Financial Framework) che per più dell’80% sarà impiegato in interventi per la crescita “intelligente, sostenibile e inclusiva”.
La sensazione, per i non addetti ai lavori, potrebbe essere quella di uno smarrimento sia verso l’elemento finanziario quanto verso quello politico ma, è bene chiarire, che, nonostante i numerosi documenti scritti, tutte le risorse stanziate potranno avere un impatto dirompente nei ventotto Stati Membri generando virtuosi sistemi di sviluppo.
Ad ogni Stato viene garantita una quota di risorse economiche nell’ambito del Quadro Strategico Comune attraverso un “Contratto di Partenariato” e, pertanto, la possibilità di governare le priorità del proprio territorio nel rispetto delle regole comuni dell’UE. Tale processo genera quelli che vengono definiti più comunemente i “Fondi Strutturali”. Sono cioè le risorse impiegate in volumi diversi in territori più o meno avanzati per accrescerne lo sviluppo, la competitività e la coesione sociale. In Italia queste risorse sono gestite prevalentemente dalle Regioni e in parte dai Ministeri e ammontano per il periodo 2014/2020 a circa 30 Miliardi di Euro, senza contare il cofinanziamento nazionale.
Accanto a queste risorse, tuttavia, si trascura un altro immenso bacino da cui gli italiani sono storicamente meno propensi a porre la giusta e dovuta attenzione, ovvero la programmazione dei Fondi a Gestione diretta dell’UE governati direttamente da Bruxelles o da agenzie nazionali. Una cassaforte di circa 137 miliardi di euro pronta ad aprirsi all’occorrenza che mira da un lato a sviluppare ed innovare temi settoriali, dall’altro ad accrescere la coesione sociale e la cittadinanza europea.
Cultura, creatività, innovazione tecnologica, imprese, ricerca e sviluppo, mobilità giovanile, ambiente, sono alcune delle macro aree tematiche dei nuovi programmi destinati non solo agli enti pubblici (Comuni, Università, etc) ma anche e soprattutto ai privati: imprese, ong, associazioni, fondazioni, enti di ricerca, etc. La filosofia di fondo è quella dell’integrazione e della coesione europea da accrescere attraverso interventi coalizionali tra soggetti e persone provenienti da territori e da esperienze diverse.
Ma quali sono i programmi tematici? Quali sono le autorità di governo adibite alla promozione di questi fondi? Come si potrà beneficiare di queste risorse?
Proveremo a rispondervi puntualmente nella prossima rubrica.
@francofera
@barbadilloit