Scatta l’ora “X”. Dalle 22.00 di domenica è partita la protesta su tutto il territorio nazionale del movimento dei Forconi. Qualcuno la chiama già la “rivolta dell’Immacolata”. Nei fatti però è difficile prevedere se sarà un flop, oppure se otterrà degli effettivi risultati sul sistema politico ed economico italiana. C’è di certo, intanto, che l’anima della protesta è la Sicilia. La stessa regione, cioè, che nel 2012 è rimasta letteralmente paralizzata dai blocchi organizzati dal movimento capitanato dall’imprenditore agricolo Mariano Ferro e dai camionisti di Onda d’urto.
La piazza più calda, stavolta, sarà molto oltre lo Stretto. È il Veneto a candidarsi a motore del coordinamento Fermiamo l’Italia. Liberi imprenditori federalisti europei (Life), Comitati riuniti agricoli (Cra), Cobas-latte, Cos.pa e Azione rurale hanno stretto alleanza contro «il cappio di Equitalia, l’ingerenza della burocrazia europea e l’eccesso di tassazione». Attorno ad essi si sono avvicinati, inoltre, parte dei grillini della prima ora e i simpatizzanti della Lega nord.
Da non sottovalutare c’è pure la piazza campana. È stata per prima, infatti, la questura di Napoli a vietare preventivamente i blocchi autostradali ai manifestanti. Un provvedimento che ha anticipato di qualche ora le linee guida imposte dal Viminale: «Evitare che le proteste degenerino fino a bloccare la circolazione stradale mettendo a rischio gli approvvigionamenti. Nel caso di risposte negative da parte dei manifestanti, gli apparati di sicurezza sul territorio sono pronti a mobilitarsi per far fronte ai possibili disordini».
Spezza il fiato dei Forconi il ministro Udc Giampiaro D’Alia: «Il loro linguaggio eversivo non può essere catalogato come protesta. Chiedo dunque al ministro dell’Interno Angelino Alfano di intervenire prima che la situazione diventi fuori controllo per individuare e punire duramente quanti pensano di trasformare una manifestazione di autotrasportatori in un’azione di sabotaggio dello Stato e di recrudescenza mafiosa».