Aver definito quello di Monti il ‘governo dei tecnici’ è stato un grossolano errore; la tecnica è strettamente correlata al ricordo della magia: è tanto colorata e spumeggiante quanto instabile e pericolosa. Gli strozzini, piuttosto, restano sul banale piano dell’esecuzione di una logica astratta che collega credito e debito. Nulla di sorprendente: Mario Monti e i relativi ministri del governo in crisi, rappresentano la grigia fede burocratica nell’idea di usura. (azzeccato dunque il titolo de “Il Grigiocrate” di Lazzeri – Grandi – Marcigliano)
Al contrario è proprio il Cav ad incarnare appieno lo spirito della tecnica: distruttrice delle forme vive e creatrice di spregiudicati surrogati. E’ nell’infinita possibilità produttiva di una scintillante offerta politica adatta alla domanda del momento che Berlusconi eterna da quasi vent’anni se stesso. Chi non l’avesse mai fatto prenda subito in mano “Le Api di Vetro”, di Ernst Junger. Assonanza appunto magica, Zapparoni è il padrone assoluto di un mondo progredito dove la tecnica crea e soddisfa le esigenze della società. Pochi ma sempre necessari lavoretti sporchi vengono ancora affidati ad ex ufficiali, ex camerati, riciclatisi per danaro alla fine dell’antico mondo. Parabola perfetta per l’infinito Berlusconi padrone della destra in mano ad automi, amazzoni di plastica e Colonnelli timorosi.
Eppure nella tecnica che rompe con l’usura vanno trovate due chiavi di lettura: la prima, della magia capitalistica, della società dello spettacolo, che non accetta concorrenza nella schiavitù del consumo: “le masse per la distrazione e non per il debito!”, grida il Cavaliere; la seconda, della scelta populista. Il padrone dovrà interpretare Cesare più del premeditato, più di quanto mai fatto prima. E soltanto per restare a galla. Panorama affascinante per chi, finito il tempo della distrazione e del timore, vedrà sdoganati e intatti tutti i temi della critica comunitaria alla liberal-democrazia.