Vigilia di elezioni municipali all’insegna della tensione in Kosovo. Due uomini mascherati hanno aggredito nel settore serbo di Kosovska Mitrovica, nel nord del Kosovo, Krstmir Pantic, uno dei cinque candidati alla carica di sindaco nelle elezioni locali di domani. Votazioni che rappresentano un appuntamento delicato rispetto alla discussa “indipendenza” della regione dalla Serbia. Come ha detto lo stesso Pantic – che è stato medicato in ospedale – l’aggressione è avvenuta sotto casa. Una ferma condanna dell’accaduto è giunta dal governo di Belgrado, che ha parlato di «attacco vigliacco» di «chi non vuole la creazione dell’Associazione delle comunità autonome serbe in Kosovo».
Come si può capire insomma – e come Barbadillo nel reportage dal Kosovo ha ampiamente illustrato – si tratta tutt’altro di una “semplice” elezione locale. Ciò che avverrà domani, infatti, è la prima tornata elettorale riconosciuta dal governo Belgrado da quando in maniera unilaterale la regione ha proclamato la propria indipendenza (entità non approvata da diversi paesi tra cui Russia e Cina e,ovviamente, dalla Serbia). Un passo considerato importante per Pristina (la capitale per gli indipendentisti), che intende testare così il suo percorso di riconoscimento.
Un riconoscimento che passa però da quanto i serbi kosovari intenderanno partecipare a questa tornata. Sarà particolarmente difficile con i serbi del Nord – dove esiste la più grande comunità – che dovrebbero abbandonare la sfera di influenza filo-Belgrado a favore delle nuove istituzioni. Per favorire questo il governo serbo ha visto di buon occhio la nascita di una lista unica – “Srpska” – per scongiurare la diserzione delle urne da parte di una comunità fortemente legata alle radici storiche del Kosovo.
Non sono pochi, infatti, gli appelli all’astensione – vuoi anche per la presenza di ben 30 liste serbe su 133 presentate – e un recente sondaggio Onu ha previsto che meno del 20% dei serbi della zona è sicuro di andare a votare, mentre quasi uno su due avrebbe invece già deciso per l’astensionismo.
Pesano però le differenze territoriali. I serbi che vivono a sud si recheranno probabilmente di più alle urne, perché ritengono ciò funzionale alla loro agibilità. I 40mila del Nord (molti residenti a Mitrovica), al contrario, pur di non riconoscere l’influenza albanese sono pronti a rischiare di rimanere senza rappresentanza. L’agguato al candidato serbo dimostra, infatti, il grado di divisione che investe un territorio tutt’altro che pacificato.