La storia del bonus maturità per le prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale (Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Veterinaria ed Architettura) continua ad essere travagliata e ricca di colpi di scena, nonostante le prove concorsuali si siano già svolte e le graduatorie siano già state pubblicate. Eppure sono passati mesi dal 24 aprile 2013, data in cui l’ex Ministro dell’ Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, con un Decreto Ministeriale introduceva il bonus maturità per questi test, collegato ad un anacronistico ed iniquo metodo dei percentili, per delle prove che avrebbero dovuto svolgersi negli ultimi giorni del mese di Luglio.
Il successivo cambio di Governo e relativo cambio di Ministro alimentava le speranze degli studenti che confidavano in una sua abolizione, speranze che venivano subito disattese dal neo Ministro, Maria Chiara Carrozza, che emanava un nuovo D.M. che posticipava i test d’ingresso al mese di settembre ma conservava il punteggio bonus, modificandone solo i parametri di attribuzione . Inutili diventavano le numerose critiche e le proteste di studenti, docenti e rappresentanti degli studenti.
Poi il colpo di scena: il 9 Settembre, durante lo svolgimento del test di Medicina e ben sei giorni dopo il test di Veterinaria, la Carrozza, tramite un abile gioco di prestigio, riusciva sorprendentemente a far sparire il bonus maturità, inserendo la sua abolizione in un Decreto Legge.
Difficile e scomodo mettersi nei panni di un povero studente che in quella mattinata aveva sostenuto il test: entrato in aula, dopo aver risposto alle domande, terminava la prova e scopriva che le regole erano state modificate e che il bando ufficiale non era più valido. Una scelta giusta da parte del Ministro, ma in un momento totalmente sbagliato; attoniti gli studenti assistevano quindi alla successiva pubblicazione di graduatorie che non rispettavano i criteri presenti nel bando. Ma, quando questa avvincente saga sembrava giunta al suo epilogo, ecco un altro colpo di scena.
Per la serie “a volte ritornano”, infatti, pochi giorni fa nella settima Commissione della Camera dei Deputati, è stato reintrodotto nuovamente il bonus maturità, tramite l’approvazione dell’emendamento Galan, che permette agli studenti non ammessi non considerando il bonus di iscriversi in sovrannumero. La “sanatoria” è applicabile a coloro che, aggiungendo il fantomatico punteggio bonus al punteggio ottenuto al test, sarebbero collocati in graduatoria entro il numero massimo di posti disponibili fissato da DM. Numero massimo che, considerando le iscrizioni in sovrannumero, verrà superato abbondantemente con conseguenti grossi disagi legati a ritardi nelle immatricolazioni, aule non abbastanza capienti e problemi organizzativi per corsi di laurea e segreterie. Un errore, teso a rimediare ad un altro errore, commesso per rimediare ad un precedente errore. E mentre gli studenti si dividono tra coloro che vorrebbero l’abolizione del numero chiuso e coloro che non sono favorevoli, un dato oggettivo preoccupante incombe sul futuro di coloro che superano il test di medicina: a fronte di un numero di immatricolati già superiore alle 10 mila unità all’anno (a cui aggiungere tutti gli immatricolati in sovrannumero), i contratti di formazione specialistica finanziabili dall’attuale relativo deficitario capitolo di spesa sarebbero soltanto 2800. Come direbbe Dante: “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”.
*componente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari per la lista Azione Universitaria