Alla fine l’ha spuntata lei: Rosy Bindi è il nuovo presidente della commissione parlamentare Antimafia. L’opposizione del Pdl non ha avuto l’effetto sperato, tutt’altro: gli azzurri non hanno partecipato al voto per protesta, ma il loro “Aventino” ha fatto il gioco dei democratici visto che adesso nessun parlamentare di centrodestra è nel board di presidenza. I vice, infatti, sono Claudio Fava di Sel e Luigi Gaetti dei 5 Stelle. La mattinata era stata movimentata: visto l’impossibilità di evitare l’elezione della Bindi che non ha voluto mollare la presa, il Pdl ha disertato la sessione di oggi pomeriggio. Il numero legale è stato garantito dagli altri componenti che hanno votato per ben due volte: dopo la prima fumata nera, la Bindi è stata eletta al ballottaggio con 25 voti. Esattamente la metà (senza più uno) dei componenti della bicamerale. A darle sostegno i parlamentari democratici, più i due di Sel, i due socialisti e uno di Scelta Civica.
Adesso, dopo otto mesi dall’inizio della legislatura, la commissione potrà incominciare a lavorare anche se il Pdl vorrebbe far saltare la nomina e ricominciare da capo. Il gioco dell’oca sull’Antimafia rischia, però, di far cadere tutto in farsa e allora sarebbe meglio ingoiare il rospo (cioè la Bindi) e abbassare i toni, nonostante il centrodestra avesse in casa un buon candidato. A caldo Maurizio Gasparri ha provato a fare un po’ di polemica e, anche giustamente, ha detto che l’ottusità del Pd è scaturita dalla necessità di trovare una “poltrona” alla Bindi, rimasta a bocca asciutta in questi mesi di legislatura. Possibile che abbia ragione, ma adesso in tanti credono che non sia il momento di alimentare le polemiche: lavorare, e tanto, sembra essere la sola soluzione possibile per provare ad arginare il fenomeno mafioso che minaccia lo sviluppo e la crescita del Paese. La nomina della Bindi, seppur per molti indigesta, può diventare uno stimolo se solo la destra avesse il coraggio di dimostrare con l’impegno che si può fare di più e meglio.