Al tempo del mondo globalizzato competere nella produzione industriale significa avere a disposizione energia a prezzi concorrenziali. Mentre a Roma il Pd e il Pdl si dividono perdendo di vista le priorità nazionali, l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni è impegnato a cercare “altre fonti di gas a buon mercato” per l’Italia. L’urgenza è quella di rendere sostenibili le produzioni industriali italiane ed europee rispetto non solo all’Asia ma anche agli Usa, dove l’energia (tra cui lo shale gas) costa un terzo e il lavoro un quinto in meno che nel Belpaese.
Scaroni, in una intervista al Corriere del Sera, ha delineato così da un lato le difficoltà del nostro sistema produttivo e dall’altro, da manager responsabile, ha indicato le rotte che, se intraprese, potrebbero rimettere in carreggiata l’Italia. Per l’ad del cane a sei zampe bisogna guardare verso l’Eurasia: “Il nostro Texas dovrebbe essere la Russia”. E ha aggiunto che non si tratta di relazionarsi o meno con Vladimir Putin, ma di avere una prospettiva a lungo termine, la visione che manca agli attuali governanti: “La Russia è una fonte quasi inesauribile di energia a basso costo, ha spazi enormi ed è interessata ad avere vicino un’Europa in salute. (…) Le capacità tecniche dell’Europa sono, per Mosca, un’opportunità per continuare ad alimentare lo sviluppo industriale, senza ridursi ad essere solo un produttore di materie prime”. E ha evidenziato come la politica estera debba avere ben chiaro l’interesse nazionale (così non è stato in Libia, Siria e Iran): “Prima di ritirarci dalle posizioni conquistate bisogna pensarci bene perché poi recuperare è difficile”. Nel paese persiano, dove vige un embargo, si corre il rischio che da un ritorno alla normalità possano avvantaggiarsene altri stati, gli Usa in primis, in grado di imporsi con un efficace sistema-Paese.
Infine Scaroni ha replicato con nettezza all’eventualità che il governo possa privatizzare ulteriori pacchetti dell’Eni: “Queste sono decisioni che vengono prese dai miei azionisti, che non sono di mia competenza. Noto solo che investire in Eni rende il 6%. Se il Governo vende quote del gruppo migliora il debito, ma il deficit sale”. Intelligenti pauca.