“Sono arrivato alla conclusione che molti antiberlusconiani non sono più un caso politico, analogo e contrario a quello dei filoberlusconiani, ma sono diventati un caso clinico. Sono paranoidi“. La riflessione è di Piero Ostellino nella sua rubrica sul Corriere della Sera di oggi. Una autentica lezione di civiltà ad un mondo giornalistico nel quale alcune fronde sembrano alimentare un violento clima da “guerra civile”.
Il caso Berlusconi, però, è solo la punta dell’iceberg che sta montando in Italia nei confronti di chi non si allinea ad un certo pensiero unico, ora giustizialista, ora laicista, ora antifascista. Stavolta si tratta dell’attacco, da sinistra, alla libertà intellettuale di un giornalista indipendente come Ostellino.
L’ex direttore del Corriere della Sera, dopo aver evidenziato come l’immagine del fantoccio impiccato del Cavaliere in una piazza di Milano sia il simbolo truce di un certo antiberlusconismo, sostiene che questa manifestazione sia figlia di “una malattia mentale, la paronoia, e di un’intenzione politica, la violenta eliminazione dell’avversario”. Al riguardo è utile sottolineare come Ostellino non sia mai stato un berlusconiano e anzi al leader di Forza Italia abbia rimproverato sempre l’esser stato tiepido nel riformare l’Italia quando aveva la possibilità di farlo dallo scranno del governo.
Ostellino, colpito dagli strali degli antiberlusconiani, si appella al mondo intellettuale italiano perché si battano contro l’intolleranza e la faziosità di certi media e di certi opinion maker: “Indurre al linciaggio dell’avversario politico e all’insulto di chi disapprova certi fanatismi e parla di garanzie anche per il peggiore dei criminali – conclude Ostellino – minaccia di ripristinare il clima dell’immediato secondo dopoguerra. Quando chi, ancorché antifascista, ma non comunista, rischiava la pelle. Non ci siamo ancora, ma rischiamo di arrivarci. Assecondare il trend non mi pare tra le funzioni del giornalismo di un Paese civile”.
@barbadilloit