Ho visitato la nuova sede di Forza Italia, a Roma, in piazza San Lorenzo in Lucina. Ci sono i marmi, gli stucchi e i lussi. In vero, c’erano già tutti questi segni del trionfo: la dimora, infatti, è prestigiosa di suo. Tutto però, adesso, vi profuma di creolina come in un sovrappiù di carisma perché il luogo – oggi – è un mausoleo, un santuario o un sacrario per come diventerà tra cento anni. Io ho una certa pratica di sedi e mi sono ricordato di quello che erano le sezioni del Msi dove, specie al nord – dove era infuriata la guerra civile – non mancava l’angolo con le foto dei martiri-eroi. E’ tutto un procedere di ritratti la sede di Forza Italia, il martire-eroe è uno solo e nell’inoltrarsi tra corridoi e sale, come a voler preparare il visitatore all’apparizione della Teca, la sensazione è quella di un tabernacolo del rewind. In un ribaltamento del paradigma di Dorian Gray si parte dalla foto del 1994 dove Silvio Berlusconi è pelato e si arriva a oggi che è tutto zazzeruto. Ci sono poi le foto storiche, quella con Bibi Nethanyahu per dire, quella con Hosni Mubarak no. E’ proprio una bella sede, è quello che ci vuole, e ci sono i veri tre padroni di casa, in carne, ossa e squisitezza: Denis Verdini, Daniela Santanchè e Tonino Angelucci. Quest’ultimo, incaricato dei pagamenti: luce, gas, allacci vari. Tutto regolarmente registrato. Manco fosse la sede dei grillini.
*rubrica “Il Riempitivo” da Il Foglio