
I giornali hanno riportato notizie confuse sull’uso delle basi Nato o nazionali per attacchi contro le forze armate russe in Ucraina.
Qualsiasi aereo, sotto qualsivoglia bandiera, che decolli da un aeroporto in Italia per attaccare forze armate russe, in Ucraina o in Russia, commette un atto di guerra. Le nazioni coinvolte possono essere considerate in guerra.
Detto in chiaro: se un aereo, con le insegne di un paese Nato, decolla da Ghedi o Cervia o Gioia del Colle o altro aeroporto idoneo in Italia, per bombardare o attaccare forze russe ovunque siano, compie un atto di guerra e la Russia potrà attaccare aeroporto e Paese da cui è decollato l’aggressore.
Parimenti la Nato – ai sensi dell’art. 5 del Trattato dell’Alleanza atlantica – dovrebbe intervenire contro la Russia.
Mi pare che sia ciò a cui punta la Nato, magari bluffando, per vedere come reagisce la controparte. Chi ha un’età, e una memoria, rammenterà la crisi di Cuba nell’ottobre 1962.
Allora Kruscev ottenne, in cambio del ritiro immediato dei missili sovietici dall’isola caraibica, il ritiro non immediato dei missili Usa da Turchia e Italia.
Se fossi al posto di Putin, prenderei il “telefono rosso” e a Biden chiederei se entra in guerra o se cede Odessa, legando le mani all’Ucraina, per la fine delle ostilità.
Nel primo caso, farei partire il “First Strike”.
Avendo superiorità numerica e ipersonici, a Putin potrebbe anche andar bene. Oppure ci rivediamo sul pianeta delle scimmie. Non a caso la nuova versione del film uscirà in aprile…