Nel 1953 la inesplicata morte sul litorale romano di Wilma Montesi, ventunenne, è l’occasione per uno scandalo politico, perché vi è coinvolto Piero Piccioni, figlio di Attilio, altissimo esponente della Dc; Nel 1959 il caso Montesi è evocato dalla Dolce vita di Federico Fellini.
Ora Saverio Costanzo, in Finalmente l’alba, evoca di nuovo il caso Montesi, così situazioni della Dolce vita confluiscono in situazioni di Bellissima di Luchino Visconti, dove una madre proletaria cercava di far lavorare la figlioletta a Cinecittà.
Costanzo ha tolto 20′ dalla copia del film presentata all’ultima Mostra di Venezia, ma ne avrebbe dovuto togliere 40′. Raccontare Roma attraverso Cinecittà, con molti poveri, onesti, ma derisi da pochi ricchi e corrotti, non è una novità. La lotta di classe esiste, ma non si vince grazie ai begli occhi di Rebecca Antonaci, con le lacrime sempre appese, né con l’acconciatura di Brunella Bovo nello Sceicco bianco (film di Fellini nel 1952). La poesia di Cesare Pavese su una ragazza che scende la scalinata verso piazza di Spagna è suggestiva, sì, ma a quel punto il film è finito.
Come personaggio del film di Costanzo, Alida Valli (Alba Rohrwacher) si spiega. Infatti Alida è tornata da Hollywood ed è legata proprio a Piero Piccioni. Ma la Valli è nata a Pola e cresciuta a Como, non a Roma, quindi non direbbe “inzieme”, come fa la Rohrwacher nell’impersonarla.
Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, con Rebecca Antonaci, Lily James, Willem Dafoe, Joe Keery, 108′
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