“Siamo sposati perché eravamo stati ospiti nello stesso posto, vivevamo nella stessa città, facevamo lo stesso lavoro. E perché ti occorreva il permesso di soggiorno”. Bilancio di un matrimonio, presumibilmente quello reale di Celine Song.
La sceneggiatrice e attrice coreana l’affida al personaggio del marito in Past Lives, dove una sceneggiatrice, emigrata a Toronto e poi trasferitasi a New York, vede inserirsi nel suo tran-tran coniugale l’amore, fatto solo di sguardi e parole, vissuto nella Seul del 2000, quando la sua famiglia stava per emigrare… Ormai lei è sposata, ma il fidanzatino coreano la raggiunge, prima via mail, poi di persona. Il marito è un newyorkese, quindi uno disincantato, consapevole che si ha dalla vita ciò che si può, non ciò che si vuole. La moglie scrive di amori altrui, anche perché non ne ha uno suo. Sono un sodalizio professionale con i modi di una coppia. Se emerge un’alternativa, che fare? Infatti i sentimenti che non sbocciano, non appassiscono: si perpetuano sotto traccia. Ma come costruire un futuro dal passato, se si ha un presente smorto, ma concreto?
Produzione americana – con attori coreani, sempre sobri nelle espressioni – lanciata dal Sundance Festival, Past Lives prende atto di quanto sia comune adeguarsi alla realtà: senza strepiti, senza drammi, senza vendette, senza rimorsi.
*Past Lives di Celine Song, con Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro, 106′